I futuri pediatri al sindaco di Gorizia: almeno mille parti a reparto

Gli specializzandi regionali riaccendono la polemica sul Punto nascita goriziano: «Conosciamo il problema più dei politici. Fondere le strutture è più sicuro»
Bumbaca Gorizia 03.08.2012 Boom di nascite - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 03.08.2012 Boom di nascite - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Gli specializzandi in pediatria del Friuli Venezia Giulia rispondo ai sindaci di Gorizia, Lignano e Latisana sul tema dei punti nascita. Assicurano, in una nuova lettera, di avere credenziali sufficienti a intervenire sul tema, e di non averlo fatto su sollecitazione esterna.

«I firmatari della lettera sono tutti laureati in medicina che stanno portando a termine un periodo di specializzazione post laurea in pediatria - scrivono -. Ci riteniamo sufficientemente competenti e preparati da poter analizzare criticamente le scelte di politica sanitaria regionale, soprattutto quando vertono su argomenti che interessino l’ambito materno infantile. Tale competenza non è spesso riscontrabile nelle figure politiche che attuano le scelte di riorganizzazione sanitaria». Gli specializzando sottolineano poi l’assoluta indipendenza della loro iniziativa: «La nostra lettera non è stata commissionata da nessun “potentato ospedaliero” ma nasce dal dovere di rispondere alla nostra coscienza e alle nostre conoscenze scientifiche - si legge nella lettera -. Inoltre, alcuni di noi all’interno delle turnazioni della Scuola di Specialità hanno avuto modo di lavorare proprio in quei reparti che oggi, sempre secondo il sindaco, devono essere tutelati. Non è in discussione la professionalità di chi lavora in questi presidi ospedalieri, ma è cosa nota che la limitatezza delle casistiche non può garantire un livello di assistenza adeguato e che lavorando in tale contesto il decadimento delle competenze è esponenziale nel tempo. Inoltre sappiamo che la necessità della chiusura di detti punti nascita si basa su studi scientifici internazionali, ormai consolidati, i quali dimostrano come la mortalità sia aumentata nei punti nascita con casistiche ridotte». La lettera riserva poi una stoccata per il sindaco di Gorizia: «Ha ragione Ettore Romoli quando afferma ”mi si dovrebbe anche spiegare…cosa cambia, in termini di rischi fra un Punto nascita dove si registrano meno di 500 parti e uno dove se ne registrano 501”. É evidente come non vi sia alcuna differenza tra 500 e 501 nati all’anno, il punto, infatti, è la necessità di far confluire tali gravidanze (499 o 501 che siano) in altre strutture, così da garantire un’adeguata casistica ai punti nascita rimasti aperti. A conferma di questo vogliamo aggiungere che il numero di neonati che la letteratura scientifica indica come sufficienti a garantire la sicurezza per mamme e bambini è di mille per anno».

Infine gli specializzandi invitano i sindaci a sostenere la chiusura dei punti nascita: «Secondo le leggi dello stato Italiano, la tutela della salute di una comunità è un compito precipuo del sindaco. Riteniamo che proprio i sindaci dovrebbero farsi garanti dell’attuazione di delibere regionali, che dovrebbero essere già operative, mirate effettivamente a tutelare tale diritto». (g.tom.)

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