I futuri fuoriclasse del calcio croato? Li scova un allenatore italiano

A Spalato, la città dell’Hajduk, Bianconi organizza scuole e camp estivi anche con tecnici di Milan e Juve. E c’è chi arriva pure dal Giappone  
Bianconi insieme ai baby calciatori di un camp estivo organizzato a Spalato con lo staff della Juve
Bianconi insieme ai baby calciatori di un camp estivo organizzato a Spalato con lo staff della Juve

SPALATO Molti elementi della quotidianità avvicinano Italia e Croazia, dalla sacralità della pausa caffè all’amore per il mare, verso cui chi può si dirige non appena arriva l’estate. Tra queste passioni comuni, tuttavia, quella per il calcio gioca sicuramente un ruolo di primo piano. Ne è ben consapevole Simone Bianconi (classe 1976), giocatore, allenatore e cacciatore di talenti che dal Lazio si è trasferito una decina d’anni fa in Dalmazia. «Non nego che a volte un po’ mi manca il Tirreno con le sue lunghe spiagge di sabbia, ma di Spalato mi sono perdutamente innamorato», afferma Bianconi, che del 2013 abita proprio nel capoluogo della Dalmazia centrale.

Nella città dell’Hajduk - il celebre club che dal gennaio 2021 è allenato dal CT italiano Paolo Tramezzani - Simone Bianconi rappresenta un ponte tra il mondo calcistico italiano e quello croato, organizzando ritiri sportivi e partite amichevoli e mettendo in contatto le squadre più note del nostro campionato con i giovani calciatori della costa croata. «Il calcio e più in generale lo sport sono una componente importantissima dell’identità di Spalato. Basta fare un giro sulla zapadna obala, il lungomare in cui sono incisi i nomi dei cittadini che nel tempo hanno vinto una medaglia alle Olimpiadi. È impressionante vedere quanti sono!», esclama l’allenatore.

La lunga storia dalmata di Simone Bianconi inizia nel 2003, quando all’università di Perugia incontra Ivana Bajto, una studentessa spalatina di marketing, oggi diventata sua moglie. Da quell’anno, Bianconi comincia a frequentare con regolarità la Dalmazia mentre, una volta finiti gli studi in Scienze Politiche e in Diritto, si avvicina al mondo del pallone anche dal punto di vista professionale. «Gioco a calcio da quando avevo quattro anni e quando ho finito l’università ho iniziato a lavorare sia come allenatore che come organizzatore di eventi sportivi», ricorda Bianconi, figlio d’arte, dato che suo padre è stato a sua volta calciatore e allenatore. Negli anni Duemila, dopo aver allenato in alcuni settori giovanili a Perugia, partecipa all’organizzazione delle prime academy, camp e scuole calcio con l’obiettivo di formare giovani calciatori che potranno un giorno raggiungere un club professionista. Le sue collaborazioni si allargano intanto a diverse squadre giovanili giapponesi e ai grandi nomi della Seria A. Nel 2011 fonda con alcuni amici la Sport Event Society, l’impresa di cui è ancora socio e comproprietario e il cui fatturato annuo viaggia attualmente attorno ai 200 mila euro, mentre due anni più tardi porta quell’esperienza a Spalato, proprio nel momento in cui il calcio croato si appresta a salire alla ribalta a livello internazionale.

«C’è tanto talento in Croazia. I bambini e i ragazzini giocano molto per strada, fanno continuamente attività fisica», spiega Bianconi, che negli ultimi anni ha organizzato in Dalmazia dei camp sia per il Milan che per la Juventus. Si tratta di ritiri sportivi generalmente di una settimana, durante i quali i più giovani - tra i 6 e i 17 anni - possono allenarsi con allenatori e staff provenienti dalle loro squadre del cuore. Assieme alla Comunità italiana di Spalato (di cui è stato vicepresidente nel 2016) e al collega Alessandro Muracchioli, Bianconi ha anche dato vita ad un progetto finanziato dall’Unione italiana che prevede l’insegnamento della nostra lingua tramite il calcio. «Si chiama Impara l’italiano giocando e ha dato finora dei risultati sorprendenti. Nel giro di pochi allenamenti e partite, i bambini delle elementari che si confrontano per la prima volta con la lingua italiana capiscono al volo parole come passa, tira, destra, sinistra…», racconta Bianconi sorridendo. Certo, il 2020 ha complicato un po’ le cose: la didattica a distanza ha sospeso i corsi di calcio e lingua, e anche i ritiri con le grandi squadre sono stati sospesi. L’allenatore di Terracina, in provincia di Latina, rimane tuttavia ottimista: i rapporti calcistici tra le due sponde dell’Adriatico sono sempre più fitti e il calcio croato, dopo l’exploit ai Mondiali del 2018 (quando la Croazia è arrivata seconda), promette grandi cose.

«Mi considero fortunato a poter abitare a Spalato. Di solito questa città la si ama o la si odia, ma negli ultimi anni è oggettivamente migliorata moltissimo: c’è meno distacco tra la stagione estiva e quella invernale quando di solito tutto chiudeva, molti stranieri si sono trasferiti qui e non è andata persa l’autenticità della città, che rimane una sorta di grande villaggio», assicura Bianconi. Da italiano non ha mai incontrato nessun problema con gli spalatini, celebri per la loro animosità? «No, sono sempre stato accolto molto bene - risponde lo sportivo -. Al contrario, direi che il fatto di essere straniero suscita una genuina curiosità. Mi è capitato più volte di dover spiegare ai dalmati, che si lamentano spesso, perché un italiano possa voler trasferirsi a Spalato». —




 

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