I friulani di Masè: «Ombre su Fulchir? Resoconti imprecisi»

Il portavoce di Bts sull’ex patron della Telit: «Uomo onesto» Il piano: «Diventeremo la corazzata del suino in regione»
Di Giovanni Tomasin
Carlo Fulchir imprenditore
Carlo Fulchir imprenditore

Mettono a disposizione di Masè la tipica buona volontà friulana. Le ombre sul passato di uno dei loro membri? Potrebbero creare dubbi sulla loro credibilità soltanto se «raccontate in modo impreciso».

Luca Marcuzzo, assessore alla Caccia della Provincia di Udine (in quota Udc), è il portavoce della cordata Bts che ha preso in gestione il baluardo del “cotto” triestino. E assicura che le intenzioni degli imprenditori friulani sono serie: «Il gruppo Masé è molto importante per Trieste ma da ora lo è anche per noi - assicura -. Il momento è difficile ma metteremo in campo tutte le nostre capacità».

Poi aggiunge: «Le vicende del nostro passato, se raccontate in modo impreciso, potrebbero generare dubbi sulla nostra credibilità e sul nostro impegno ma di questo non voglio fare motivo di discussione, quello che è importante in questo momento, per le persone che lavorano e credono in questo nuovo progetto, è ridare fiducia su un impegno imprenditoriale serio».

Il riferimento, chiaro, è al nome che più colpisce tra quelli che compongono la cordata: Carlo Fulchir. Nel 2007 l’imprenditore fu arrestato per il crac da un miliardo del gruppo industriale Finmek da lui fondato. La vicenda si concluse con un patteggiamento a 4 anni e nove mesi e con l’assoluzione in altri procedimenti analoghi. Dall’anno scorso Fulchir è riapparso sulla scena imprenditoriale regionale. In un’intervista pubblicata su Il Friuli in agosto ha detto di essere stato usato come «capro espiatorio» dal «salotto buono della finanza italiana».

A Trieste è ricordato per l’ingresso nel suo gruppo della Telit, in seguito acquisita da imprenditori israeliani. Marcuzzo sintetizza così quella vicenda: «Alla fine degli anni '90 raccolse la Telit di Trieste, praticamente abbandonata a se stessa dal gruppo Generali, per ristrutturarla e affidarla alla gestione di un gruppo internazionale israeliano che oggi garantisce l’occupazione e lo sviluppo delle attività proprio a Trieste». Fulchir ha creato un sito internet per raccontare la “sua” verità su quei fatti (vedi articolo a parte).

Ma Marcuzzo auspica che quella vicenda resti un capitolo chiuso, e parla delle intenzioni di Bts. Oltre a lui e Fulchir, al timone troviamo Franco Soldati, presidente di Udinese Calcio e imprenditore edile, e Dino Fabbro, gestore del prestigioso locale Contarena di Udine. Il gruppo si trova a prendere le redini di Masè, azienda con un passivo da 10 milioni di euro.

Questa la loro strategia: «Il nostro progetto era quello di subentrare al gruppo Uanetto nella gestione della filiera del suino friulano - spiega Marcuzzo -. Il gruppo Uanetto, entrato in crisi per svariati motivi detiene il 50% dell'intera filiera del maiale friulano».

Il gruppo conta circa una novantina di dipendenti con un fatturato di circa 6 milioni di euro: «Gli accordi per il subentro in Uanetto si stanno concretizzando proprio in questi giorni. Il fallimento Masè è stato per noi un coinvolgimento naturale e fondamentale per la complementarietà delle due attività. Uanetto legata alla filiera delle carni di maiale crude e fresche si qualità, Masè per la filiera del maiale cotto sempre di qualità. Ovviamente mettendo insieme le due reti di vendita Uanetto espande il suo mercato su Trieste e Masè espande il suo mercato nell’Udinese. Da oggi quindi ci aspetta un lavoro complesso ma anche molto stimolante».

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