I fratelli Chiavalon e l’olio di successo nato dagli alberi dedicati al nonno

Sandi e Tedi hanno fondato nel 2005 l’azienda agricola di Dignano che nel tempo è cresciuta fino a esportare in 22 Paesi di tutto il mondo 
I fratelli Sandi e Tedi Chiavalon (foto Chiavalon)
I fratelli Sandi e Tedi Chiavalon (foto Chiavalon)

DIGNANOAlle undici del mattino di una giornata soleggiata ma fuori stagione, la piazza centrale di Dignano fatica ad animarsi. Non siamo nella celebre Rovigno e nemmeno nella vicina Valle, dove un’iniezione di capitale ha permesso di ristrutturare metà del centro storico. Qui le case abbandonate e qualche tetto sfondato che si vedono qua e là testimoniano ancora di un ritardo economico sul resto dell’Istria, campionessa indiscussa del turismo croato. Eppure, proprio in questa cittadina dall’apparenza trasandata, a una decina di chilometri a nord di Pola, si nasconde un piccolo gioiello dell’imprenditorialità regionale, un’azienda nata in un garage e che ora esporta in 22 paesi in tutto il mondo. Una startup, si direbbe, se non fosse che produce olio extravergine d’oliva.

Uno scorcio della sede dell’azienda agricola di famiglia, nata nel 2005 e situata poco fuori Dignano
Uno scorcio della sede dell’azienda agricola di famiglia, nata nel 2005 e situata poco fuori Dignano


Per trovare l’azienda di famiglia dei fratelli Sandi e Tedi Chiavalon bisogna affidarsi a Google Maps e uscire un po’ dal centro di Dignano. Dietro a un cancello e a un muretto in pietra, come se ne trovano ovunque da queste parti, si nasconde il punto di partenza di uno dei brand oggi più affermati dell’Istria. «È iniziato tutto nel 1997, quando purtroppo nel giro di due mesi abbiamo perso sia nostro padre che nostro nonno. Io avevo 18 anni, Sandi 13. Siamo dovuti diventare adulti molto in fretta», ricorda Tedi Chiavalon, che alterna l’italiano e il croato senza difficoltà come molti membri della minoranza italiana dell’Istria. Dei due fratelli, Sandi è allora quello più appassionato di agricoltura: nei pomeriggi, dopo la scuola, seguiva il nonno tra le viti e gli olivi.

Così, all’indomani della tragedia, il bambino decide di rendere omaggio, a modo suo, al papà e al nonno. «Quell’anno Sandi ha piantato cento olivi, come un sorta di ringraziamento ai nostri cari. Qui a Dignano e più in generale in Istria l’olivo è considerato una pianta sacra, un po’ come la mucca in India», riprende Tedi con un sorriso. I due fratelli non lo sanno ancora, ma quelle cento piante, che vanno ad aggiungersi alle cinquanta che la famiglia già possedeva, saranno la base della futura attività. «Era un hobby più che un lavoro», racconta Sandi, che da quell’anno interra ogni estate 50, 100, 200 nuovi olivi, a seconda del tempo che riesce a dedicarci. Raggiunta la maggiore età, si iscrive alla facoltà di Agraria all’università di Zagabria. E nel 2005, prima ancora di laurearsi, fonda l’azienda agricola di famiglia.

Negli anni a seguire i Chiavalon bruciano le tappe. Nel 2008 aprono la prima sala di degustazione d’olio extravergine d’oliva in Istria. «Ci dicevano che eravamo matti, che le degustazioni si fanno per il prosciutto, il vino, il formaggio... Ma nel 2019 novemila persone sono venute a provare il nostro olio», afferma Tedi, convinto che sia necessario «educare il pubblico all’olio di qualità, perché ci sono tantissimi oli d’oliva falsi in giro». La scommessa riesce e nel giro di poco tempo cresce sia il numero delle piante che la capacità di produzione. Oggi la ditta - che impiega 10 persone più 7 stagionali e ha un fatturato che viaggia attorno al milione di euro - dispone di ottomila olivi di proprietà e realizza oltre ventimila litri d’olio l’anno. Il tutto con certificazione ecologica.

Ma la storia dei Chiavalon è un po’ anche la storia di Dignano. Questa cittadina quasi svuotata dall’esodo e a lungo tempo depressa economicamente, negli ultimi anni si sta lentamente risvegliando. Un risveglio cui hanno contribuito anche i due fratelli che, crescendo, hanno trascinato con sé tante altre realtà del circondario. Una trentina di aziende agricole più piccole, che dispongono assieme di circa tremila olivi, vendono ogni anno i propri frutti ai Chiavalon. Altre, ispirate dal successo di Sandi e Tedi, si sono messe a produrre il proprio olio d’oliva, facendo diventare quest’ultimo uno dei prodotti più riconoscibili dell’Istria e dell’area dignanese in particolare, dove la terra rossa, il clima caldo e i flussi di turisti (e dunque di clienti) hanno creato le condizioni ideali per avviare delle piccole produzioni.

I Chiavalon, nel frattempo, sono diventati una realtà consolidata, premiata a livello internazionale, presente alle fiere di Singapore e Hong Kong e in grado di spedire il proprio olio anche molto lontano da Dignano. Ma questo non significa che i due fratelli si siano stancati dell’Istria. Anzi, qui stanno reinvestendo. Dal 2015 hanno in affitto un terreno statale nei pressi del fiume Arba (Raša) dove coltivano pomodori e angurie («con i cambiamenti climatici non si sa mai, non si può puntare su un unico prodotto», afferma Tedi), mentre l’anno scorso hanno inaugurato il nuovo frantoio, una spesa da 1,3 milioni di euro finanziata per il 45% dall’Ue. Ed è vero che il 2020 è stato l’annus horribilis a causa del coronavirus, ma le perdite sono state ben inferiori a quanto i due fratelli temevano: le vendite online - racconta Tedi - sono infatti letteralmente esplose, mentre da metà luglio a metà agosto le presenze dei turisti hanno superato quelle registrate nel 2019.

«L’olivo è la mia vita e Dignano è il posto in cui siamo nati e cresciuti. Non mi vedrei da nessun’altra parte», assicura Sandi. La pensa così anche il fratello,che allarga le braccia come a mostrare la bellezza del paesaggio attorno a sé. Dietro alle foglie degli olivi si intravede il campanile del duomo di San Biagio, il più alto di tutta l’Istria. Il mare è appena oltre il muretto in pietra. —




 

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