I falsi contest su Instagram che estorcono denaro ai 13enni a caccia di nuovi follower

La denuncia della mamma di un adolescente caduto nella rete di truffatori che si arricchiscono sfruttando le passioni dei ragazzini

TRIESTE “Raga, avete un contest da otto euro che mi faccia salire di almeno 800 follower? Se sì, scrivetemi in privato…”. L’inganno è servito.

Un bambino sta per cadere in una trappola. Perché quei soldi li perderà, senza nulla in cambio.

Il sospetto, la confessione di un minorenne e, infine, la lettura di questo messaggio convincono una madre triestina a “infiltrarsi” in una chat e poi a rivolgersi alle forze dell’ordine del capoluogo giuliano.

È l’inizio di un viaggio in un mondo sconosciuto, almeno per gli adulti: quello della falsa vendita di seguaci su Instagram a bambini e ragazzi, al costo di centinaia di euro alla volta. Con un meccanismo collaudato e mai intaccato, al capo del quale si nasconde una regia abile e che agisce indisturbata.

È il sottobosco social con gare a pagamento, illecite, in cui si perdono migliaia di preadolescenti, cullati per ore da un computer o da un cellulare specie in questi ultimi mesi segnati dal lockdown.

Nel mare immenso del web, prede inconsapevoli sono soprattutto i tredicenni. Vittime perfette. Abbastanza svegli da “smanettare”, interessati quasi unicamente al gaming, con l’età in regola per creare un profilo Instagram.

Ad allarmare una madre è stato l’atteggiamento nervoso e distratto del figlio; prima la chiusura, poi la richiesta pressante di denaro per acquistare un gioco. Dietro a questo comportamento c’era la situazione drammatica di un tredicenne indebitato per cento euro, che stava ricevendo minacce di denuncia da chi voleva indietro dei soldi.

Per un adulto, l’unico modo per entrare in contatto con la realtà virtuale di un figlio è la condivisione. Così la mamma ha chiesto al ragazzo aiuto per avere un profilo Instagram più conosciuto .

«Vuoi partecipare a un contest? Si guadagnano minimo mille follower. Mandami dieci euro e vedrai crescere il tuo profilo in poche ore», si è sentita rispondere. Così, dopo aver pagato con PayPal un organizzatore sconosciuto, si è ritrovata in mezzo ad adolescenti appassionati di giochi di guerra, in una chat che sembrava una piazza d’affari virtuale. Un mondo senza confini, disseminato di tagliole, dove i ragazzi si muovono a velocità disarmante, ma con ingenuità. Dove, per venti euro, si comprano e vendono anche pagine già fornite di migliaia di follower. Solo che poi gli acquirenti si vedono recapitare password di accesso sbagliate. Dove si organizzano giveaway, cioè lotterie che raggranellano “seguaci” e denaro. In continuazione. Nelle trappole ci si cade puntualmente. Non denunciando mai. Per pudore, rabbia, delusione alla fine si preferisce tacere.

L’ingranaggio è complesso e ben congegnato.

Funziona così: nel contest viene presentata una pagina “organizzatrice” che lancia la gara e accumula i soldi per poi pagare un influencer con migliaia di follower che, a sua volta, pubblica un post pubblicitario. In esso sono elencati tutti i partecipanti - che pagano, in media, dai tre ai dieci euro - con le istruzioni: il nome di chi è da seguire, cioè l’organizzatore e i partecipanti che hanno pagato. “Sciami” di ragazzini, per vincere uno dei premi, eseguono quanto indicato.

Il più delle volte i contest sono finti e non ci sono premi in palio: l’organizzatore accumula sostenitori, si accaparra dai 60 ai 200 euro alla volta, elimina il post pubblicitario e poi scompare, bloccando chi chiede la restituzione del denaro. Per essere agili e sfuggenti in rete il trucco è poi quello di mettere insieme gruppi di massimo venti persone.

Quindi: niente follower, niente estrazione finale. Se avviene, il vincitore è l’organizzatore stesso, con un profilo finto.

In questo caso, poi, è il ragazzino vittima del raggiro a essere stato un complice inconsapevole perché si è assunto il compito di raccogliere il denaro sparito che poi, con difficoltà, ha dovuto restituire di tasca sua agli altri partecipanti truffati. Disperato dal debito contratto, in preda al panico, ha tentato di farsi ridare il maltolto e di segnalare a Instagram l’imbroglio. Ma a nulla è servito. Lui stesso ha spiegato che, per “buttare giù la pagina di un big”, puoi nulla se hai pochi follower, perché, per denunciare un comportamento scorretto, devi essere anche tu un “big”.

Tutte queste operazioni vengono effettuate quotidianamente da migliaia di bambini con il metodo di pagamento PayPal che può essere creato registrandosi con un indirizzo email qualsiasi, dichiarando di essere maggiorenni. Un vero e proprio gioco da ragazzi, appunto. Ignari, però, del fatto che fornire dati anagrafici fasulli è reato.

Per il momento, l’effetto deterrente delle norme vigenti è limitato; l’unico mezzo per lottare contro i nemici occulti della eete sembra essere quello della vigilanza più attenta da parte dei genitori. —

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