I dubbi dei diportisti triestini sul controllo della barca ormeggiata fuori comune
TRIESTE Situazione di necessità reale o pretesto per poter guadagnare qualche ora di sole in riva al mare? Fra le varie zone d’ombra delle normative anti Covid, che aspettano un’interpretazione autentica, capace di scacciare finalmente ogni dubbio, c’è quella che riguarda i proprietari di imbarcazioni, una categoria che a Trieste è diffusissima. Il problema nasce dal fatto che la maggior parte di questi appassionati del mare tiene la barca, a motore o a vela che sia, a Sistiana, al Villaggio del Pescatore, a Monfalcone, a Muggia. Cioè in località situate in altri comuni, perciò virtualmente irraggiungibili, salvo le eccezioni stabilite dalla legge. Ed è proprio questo il cuore del problema: la norma che disciplina gli spostamenti nelle regioni color arancione, e il Friuli Venezia Giulia è fra queste, stabilisce che non si può varcare il confine amministrativo del comune in cui si risiede, salvo alcuni casi eccezionali. Fra questi c’è appunto la “situazione di necessità”.
Ed ecco maturare il dubbio che sta attanagliando migliaia di diportisti e amanti della vela: se vado a verificare le condizioni della mia imbarcazione dopo un temporale o semplicemente perché le barche vanno accudite e controllate rientro nella casistica prevista oppure rischio di incorrere in una multa che può essere anche salata? «Sono in tanti a porci questo interrogativo – spiega Gianfranco Zotta, presidente della Pietas Julia, ultracentenaria società nautica con sede nella baia di Sistiana – perché la stragrande maggioranza dei nostri soci risiede a Trieste, ma la nostra sede è collocata, come quelle di tanti altri sodalizi nautici, nel territorio comunale di Duino Aurisina, interrogativo al quale peraltro non sappiamo rispondere con certezza, perché le stesse autorità alle quali ci siamo rivolti non hanno saputo darci una risposta precisa e rassicurante. D’altra parte – aggiunge – per il proprietario di un’imbarcazione recarsi periodicamente a bordo per controllarne le condizioni, soprattutto nel periodo invernale, quando non si esce in mare o quasi, è un’operazione normale. Oggi però – conclude Zotta – non si sa se si commette un’infrazione o meno».
Dall’altra parte del golfo, a Muggia, il problema è meno sentito: «Noi siamo un marina – sottolinea Stefano Sponza, responsabile di Porto San Rocco – perciò in questa stagione la gran parte delle imbarcazioni è a secco, e il dilemma non si pone. Le piccole – prosegue – che sono in acqua nei porticcioli, sono in gran parte di proprietà dei muggesani, quindi è tutto sotto controllo».
Anche le forze dell’ordine devono ricorrere al buon senso, in mancanza di una precisa interpretazione delle regole: «Quando fermiamo qualcuno che ha superato i confini del comune di residenza – spiegano – e la motivazione addotta è quella della necessità di fare qualche riparazione nella propria barca, ci dobbiamo affidare a buon senso e fiuto, cercando di capire se si tratta di verità o di una scusa per andare a fare quattro passi in riva al mare». —
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