I diplomi speciali assegnati dai “prof” di Sant’Egidio

Aula magna della Scuola Interpreti gremita di gente, ieri pomeriggio, per la cerimonia di consegna dei diplomi agli studenti che hanno frequentato i corsi d’italiano organizzati da Sant’Egidio. La scuola di lingua e cultura italiana della Comunità, arrivata ormai alla nona edizione, nel corso dell’anno scolastico 2018-2019 ha visto 170 partecipanti, di cui 100 uomini e 70 donne, provenienti da oltre trenta Paesi del mondo: Senegal, Pakistan, Afghanistan ma anche Stati dei Balcani e dell’area est europea, oltre che dall’America latina. Ciò è stato possibile grazie a 19 docenti, che hanno insegnato a titolo volontario nei locali messi a disposizione gratuitamente dalla Chiesa di Santa Teresa.
Una sessantina gli attestati consegnanti ieri. Contestualmente è stato ricordato il professor Carlo Srpic, venuto a mancare un anno e mezzo fa. In sua memoria sono state consegnate due borse di studio agli studenti che più si sono distinti, ovvero Imran Xavier e Shahbaz Masih. Il presiedente della Comunità di sant’Egidio, Paolo Parisini, ha ricordato l’importanza dei corridoi umanitari e ha sottolineato che «l’accoglienza fatta bene non è un ramo dell’assistenzialismo bensì un motore di energia. La nostra scuola lo testimonia ed è al contempo una famiglia che si vuole bene». La coordinatrice della scuola, Loredana Catalfamo, ha illustrato la struttura dei corsi e ha espresso preoccupazione per «il crescente clima ostile, anche a livello locale».
«Anch’io - ha detto l’assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi - sono arrivato a Trieste possedendo solo i vestiti che avevo addosso, più di sessant’anni fa. E sono stato accolto. Il mondo di oggi ha bisogno di una nuova rivoluzione: quella della carità, cristiana ma anche laica». —
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