I decori neoclassici svelati dal restauro di casa Steiner e il giallo dell’autore

Durante i lavori sono “riemersi” capitelli e lesene dall’intervento sul palazzo  di corso Italia 4. Sculture opera di Bosa o Zandomeneghi?

TRIESTE. A Lorenzo Gasperini, l’architetto progettista e direttore dei lavori di restauro, viene quasi da ridere: la facciata di corso Italia 4 era la più sporca e annerita della trafficata arteria che solca il centro cittadino.

Peccato, perché il palazzo su cinque livelli era stato progettato da Matteo Pertsch, uno dei protagonisti della fervida stagione neoclassica triestina, nel 1824: era noto, come attesta anche una tabella turistica all’esterno, con il nome (successivo all’epoca di edificazione) di casa Steiner, derivante dal negozio di stoffe attivo al pianterreno.



La riscoperta

Ma quasi a riscattare quella spessa coltre, sedimentata da una lunga consuetudine con traffico e agenti atmosferici, bisognosa di una balsamica toeletta, una sorprendente riscoperta: il ricco apparato decorativo, anch’esso neoclassico e coevo alla costruzione del palazzo. In particolare, i pannelli decorativi di attribuzione ancora incerta: Pertsch ne aveva affidato l’esecuzione ad Antonio Bosa, poi ebbero qualcosa da dirsi, alla fine la commessa pare sia arrisa al maestro veneziano Luigi Zandomeneghi.

Una griffe di tutto rispetto, se confermata: Zandomeneghi, attivo soprattutto nella sua città, fu allievo di Antonio Canova a Roma e professore di scultura nella Regia Accademia lagunare. Lavorò per il campanile di San Marco e per la Fenice. Autore, con il figlio Pietro, del monumento funebre di Tiziano nella chiesa dei Frari.

Il recupero

Sul “giallo” dell’attribuzione s’intrattengono lo stesso Gasperini e le due restauratrici, Vanna Settimo e Isabella Sagues, intente a recuperare sui ponteggi eretti il prezioso e sciupato lascito ottocentesco, con il supporto della veneta Tecnocolor di Claudio Tegon. Alle due esperte piace sottolineare come capitelli, lesene, mensole, ornati siano stati scolpiti da maestranze di qualità, lavorando la pietra. Le tre figure allegoriche – pittura, scultura, architettura – si debbono invece a un impasto di malta, molto utilizzato nell’edilizia di tradizione centro-europea. Belle le lunette che riportano ispirazioni tratte dai mestieri: artigianato, commercio, medicina, agricoltura.

Il progetto

Insomma, un neoclassico di fascia alta, nell’architettura come nella decorazione, però – lamentano i tre interlocutori – scarsamente valorizzato. Anche il ferro battuto del balcone risale alla prima metà del XIX secolo. Per fortuna è intervenuto questo ripristino – iniziato a fine giugno e destinato a concludersi a fine settembre, per un investimento di circa 100 mila euro (Iva compresa) – a ridare nitore alle linee disegnate da Pertsch.

L’immobile

L’edificio è interamente abitato, al pianterreno il negozio di calzature Rosini. Il palazzo si sviluppa su una pianta rettangolare – racconta un appunto redatto da Gasperini – con un affaccio unico su corso Italia, mentre l’altro fronte presenta chiostrine interne. Facciata tripartita, con corpo centrale sul quale corre una falsa loggia su tre piani. Quattro lesene scanalate con capitelli corinzi caratterizzano la parte centrale. La decorazione si concentra nei primi tre piani.—


 

Argomenti:architettura

Riproduzione riservata © Il Piccolo