I dati del Tribunale: criminalità in calo
Dimezzati omicidi e violenze sessuali. Scesi da 268 a 228 i giorni necessari a chiudere una causa
di Claudio Ernè
di Claudio Ernè
Il presidente del Tribunale Arrigo De Pauli
Le cifre parlano chiaro e smentiscono il diffondersi dell’insicurezza e delle impunità. Il Tribunale di Trieste ha conquistato nell’ultimo anno la Coppa dei Campioni a livello triveneto. La durata dei procedimenti civili ma anche di quelli penali si è ulteriormente contratta rispetto l’anno precedente e consente una soluzione delle controversie economico-commerciali in tempi ragionevoli e compatibili con quelli delle aziende.
«Duecentoventotto giorni contro i 268 dell’analogo periodo posto a cavallo del 2006-2007» si legge nella relazione che il presidente del Tribunale Arrigo De Pauli ha inviato pochi giorni fa al Primo presidente della Corte di Cassazione. Altrettanto hanno fatto o faranno a breve scadenza gli altri magistrati che dirigono in tutti i capoluoghi italiani analoghi uffici giudiziari. Queste relazioni confluiranno poi in un unico documento che sarà illustrato nel prossimo gennaio in una solenne cerimonia a cui parteciperanno il Presidente della Repubblica, il capo del governo e le altre autorità. È un rito che si ripete da decenni e consente di fare il punto sullo stato della Giustizia nel nostro Paese. Cifre, statistiche, scenari, proiezioni. E spesso anche polemiche.
Il Tribunale di Trieste è presente nei quartieri alti della classifica nazionale stilata in base all’efficienza e alla produttività. Primo nel Triveneto, tra i primi sei o sette a livello italiano. Del resto è inserito per legge tra i dodici Tribunali di «prima fascia». Lo è più per ragioni storiche e geopolitiche, piuttosto che dimensionali. Il nostro territorio è poco più che un fazzoletto e molte industrie se ne sono andate altrove, trasferendo anche la sede legale. Venticinque sono i magistrati che lavorono nel nostro Tribunale: un presidente, tre presidenti di sezione, un presidente aggiunto del Gip e venti giudici. «Una composizione sostanzialmente adeguata alle necessità di giustizia del Circondario di Trieste, alle sopravvenienze e ai carichi di lavoro».
Cifre positive anche per la Giustizia penale. Tra il primo luglio 2007 e il 30 giugno 2008 sono stati definiti 5511 procedimenti penali contro i 5426 dei dodici mesi precedenti. Sono in attesa di una sentenza o di una archiviazione 1926 fascicoli, contro i 2158 del precedente periodo. «Siamo scesi sotto quota 2000» scrive il presidente De Pauli. Un successo che pochi altri uffici giudiziari possono vantare.
Questi risultati sono stati conseguiti senza significative variazioni nelle percentuale tra chi sceglie il «rito ordinario» e chi i più spediti «riti alternativi». Nel 1988, quando è entrato in vigore il Nuovo Codice di procedura penale, il legislatore aveva «trionfalisticamente» ritenuto che la stragrande maggioranza degli imputati avrebbe scelto il patteggiamento e il giudizio abbreviato, se non altro per gli ampi «sconti» di pena che queste scelte portano con sé. La previsione si è rivelata del tutto sbagliata perché l’intasamento di molti Tribunali, le nuove regole introdotte dal «giusto processo», gli indulti e le amnistie hanno premiato chi puntava, specie se a piede libero, sui tempi più lunghi del rito ordinario. «Udienza rinviata, udienza favorevole» dicevano un tempo molti gli avvocati.
Questa tendenza non si è modificata di molto col trascorrere degli anni. Nel 1988 e negli anni seguenti la percentuale di chi sceglieva a Trieste i riti alternativi si attestava al 25 per cento. Oggi dopo vent’anni siamo al 35, o poco più. Al contrario il legislatore aveva previsto almeno il 70 per cento.
Nell’ultimo anno giudiziario, si legge nella relazione inviata a Roma, si è dimezzato il numero degli omicidi volontari, passando da otto a quattro. Calato anche il numero delle estorsioni da 44 a 36, così come quello dei reati contro la pubblica amministrazione. Dodici peculati contro i 32 precedenti, una concussione, sette corruzioni, 48 abusi d’ufficio rispetto ai 65 dell’analogo periodo a posto a cavallo del 2006 e 2007. In calo anche i reati di violenza sessuale: 36 contro 62. «Nell’auspicato ricupero del rispetto della persona e della libertà altrui» scrive il presidente Arrigo De Pauli. In decremento anche i procedimenti per usura. Ne sono emersi solo dieci contro i 12 dell’anno precedente.
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