I “dantini” di successo celebrano il liceo
La prima è la vincitrice del Campiello Giovani 2009 con il racconto “Rêverie”. Il secondo, nel dicembre 2011, è arrivato primo al Premio nazionale “Giuseppe Sperduti” organizzato dal Comitato per i diritti umani della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi). La terza, grazie ai suoi risultati accademici, è risultata la migliore matricola del 2009-2010 di Giurisprudenza. Niente male come curricula, specie poi se parliamo di ragazzi di poco più di vent’anni, tutti usciti dalle aule di via Giustiniano. Un bell’esempio davvero. Tanto da “meritare” una vetrina speciale, quella delle celebrazioni per i 150 anni del Dante. Insomma, una conferenza dedicata a loro dal titolo “Il classico e le nuove generazioni”.
Dantina «al 100%», medie e superiori superate con voti da brivido (in senso positivo), Alisei, 22 anni «tra poco», ora si trova a York, in Inghilterra. Studia - è al secondo anno - storia dell’arte dopo essere stata, nel 2010-2011, alla Sorbona di Parigi a studiare arabo. «Il classico ti dà una forza incredibile, spazi tra così tanti argomenti che sei un passo avanti a tutti. E in più ti insegna a ragionare con la tua testa. I colleghi inglesi? No, non mi prendono in giro perché ho studiato delle lingue morte, anzi, c’è tanta ammirazione». E poi? «E poi ho fondato assieme ad altri due ragazzi un giornalino accademico, che è anche un blog di arte contemporanea (lo trovate cliccando su http://yorkgrid.wordpress.com, ndr): è già pronta un’intervista alla fotografa “triestina” Monika Bulaj. Da grande? Una carriera da curatrice artistica o da giornalista. Certo, se potessi scrivere sarebbe fantastico!».
Già, ma come si fa ad arrivare al Campiello a nemmeno 18 anni? «Tutto è nato da una mia compagna del liceo, Rosa Fasan. Lei era in terza liceo, io in prima, e Rosa ce l’aveva fatta, era in finale. Così la nostra professoressa di lettere ci ha invogliato a partecipare: quando le ho fatto leggere le bozze del racconto e mi ha dato l’ok, ho preso coraggio».
Dall’arte alla legge. È il percorso intrapreso da Alessandro Bernes, iscritto al quarto anno di Giurisprudenza. La media? 29,9 su 30. E un’enorme soddisfazione: nel dicembre 2011 Alessandro ha vinto il Premio nazionale “Giuseppe Sperduti” organizzato dalla Sioi. Ha vinto, cioè, una gara di simulazione processuale a squadre, una per università, composta da un massimo di tre studenti. Si trattava di redigere una memoria difensiva su un caso pratico (l’esclusione dalla graduatoria di alloggi popolari da parte di una famiglia rom) relativo all’applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. «Ci abbiamo creduto, in finale ci siamo trovati contro tre studentesse di Udine più avanti di noi di 3 anni: beh, noi “piccoli” ce l’abbiamo fatta. Inoltre, l’aver vinto il premio mi ha permesso di essere segnalato per uno stage alla Corte europea dei diritti dell’uomo, un’esperienza entusiasmante e gratificante». Da grande? «Ci provo: docente all’università».
Un’altra dantina si sta facendo onore a Giurisprudenza: è Giovanna Gilleri, e la legge ce l’ha nel sangue. Perché è nipote di Guido Gerin, fondatore - dal 1984 al 2004 - dell’Istituto internazionale di studi sui diritti dell’uomo di Trieste. «Ma per me era il nonno che a Natale mi portava i regali...», si schernisce Giovanna. «Non so cosa quale sarà il mio futuro, ma di certo qualcosa che abbia a che fare con le organizzazioni mondiali, per dare concretezza ai diritti dei più deboli. Sì, ce l’ho scritto nel dna, d’altronde, quando avevo 6 anni ho conosciuto il Dalai Lama: nonno aveva organizzato una conferenza e io sono finita in braccio al Dalai Lama». Accanto ai tre ragazzi, a parlare delle aspirazioni future saranno anche Bianca Baroni, iscritta al secondo anno di Lingue e letterature straniere, e Francesca Danese, di Medicina.
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