I Covid hotel fanno flop: a Trieste e Pordenone un solo ospite in un mese

Scarsi, seppur meno desolanti, anche risultati a Udine: undici persone accolte in tutto il periodo. Pesa la poca informazione su questa opzione. Eppure le casse pubbliche pagano il servizio 
L'hotel Colombia a Trieste
L'hotel Colombia a Trieste

TRIESTE Non decolla il sistema degli hotel reclutati dalla Protezione civile per ospitare le persone obbligate ad osservare un periodo di quarantena fiduciaria e che, per vari motivi, nelle proprie case non hanno la possibilità di restare in isolamento. Persone, va detto, che risultano negative al Covid e che però registrano uno o più positivi tra i conviventi. Proprio per offrire loro una sistemazione confortevole e sicura, è stata siglata appunto una convenzione tra la Protezione civile e diverse strutture recettive. Il bilancio? Decisamente magro a guardare i numeri. In poco meno di un mese nei tre alberghi di Trieste inviduati, è stata ospitata con queste modalità una sola persona. Un unico utente anche negli hotel di Pordenone, mentre a Udine i dati sono un po’ meno miseri: 11 ospiti. Comunque troppo poco per parlare di successo dell’operazione.

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L'hotel Colombia a Trieste


Riuscita o non riuscita, però, l’operazione grava comunque sulle casse pubbliche. Come noto, il commissario Arcuri ha chiesto ad ogni Regione di mettere a disposizione due tipi di strutture: i Covid hotel riservati a persone positive all’infezione, e altri alberghi disponibili invece a ospitare i negativi sottoposti a quarantena fiduciaria. La Protezione civile ha avuto il compito di reperire, attraverso un bando pubblicato agli inizi di novembre, quelle per soggetti negativi, ma in isolamento fiduciario. La convenzione è stata attivata con l’inizio del mese di dicembre, e prevede per le strutture coinvolte un rimborso forfettario riferito ad un certo numero di stanze messe a disposizione del sistema sanitario regionale e quindi sempre libere. Rimborso che va a coprire anche le spese sostenute per i kit di pulizia monouso che consentono agli ospiti di provvedere autonomamente alla pulizia della camera. Oltre al forfait, inoltre, ogni hotel riceve poi una cifra giornaliera per ciascun ospite effettivamente accolto. Cifra che corrisponde alla tariffa indicata da ogni singolo albergo al momento di rispondere al bando, inclusiva di servizio colazione, pranzo e cena serviti in camera.

A Trieste sono tre gli alberghi che hanno partecipato al bando in cordata, mettendo a disposizione 50 posti letto totali: si tratta dell’hotel Italia, del Colombia e del residence Theresia. Con la stessa funzione sono stati reperiti a Udine l’hotel Continental e a Pordenone il Best Western Park, rispettivamente con una capacità di 30 e 20 posti.

Nel capoluogo giuliano l’unica ospite ad aver fruito del servizio è stata una venticinquenne che ha alloggiato per 9 notti al Colombia, visto che un suo familiare era risultato positivo. Arrivata in albergo con il primo tampone negativo, lo scorso fine settimana è stata sottoposta al secondo test e, visto l’esito nuovamente negativo, proprio ieri ha lasciato la struttura. A Pordenone il Best Western Park ha ospitato per pochi giorni un unico ospite, un uomo residente in un paese vicino. «In compenso, invece, nel corso delle settimane abbiamo avuto persone che privatamente, senza passare per il sistema sanitario, sono venute a passare un periodo in albergo per non rischiare di esser contagiati a casa», precisa il titolare. Come dire, il “tracciamento” degli utenti che potrebbero beneficiare dell’offerta degli hotel ad hoc ha bisogno di essere oliato.

Undici infine gli ospiti del Continental di Udine. «Alcune sono rimaste pochi giorni, altre due settimane», fanno sapere dalla reception dell’albergo. —
 

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