I Costa: pronti a entrare nel Parco del mare
L’ad: vorremmo far parte di una cordata, basta che l’opera si faccia presto
«Sì, siamo interessati al Parco del Mare di Trieste, e non solo come fornitori del know-how, come stiamo facendo adesso, ma anche come possibili partecipanti alla cordata che dovrà gestirlo. Solo che bisogna fare presto, molto presto. La vostra area ha una notevole potenzialità, confermata anche dalle nostre proiezioni, ma deve assolutamente realizzare l’opera per prima. I croati, per quanto ne sappiamo, stanno pensando a qualcosa di analogo nell’area di Spalato, per capirsi...».
Giuseppe e Giovanni Battista Costa, rispettivamente amministratore delegato e stratega della Costa eduntainment, che gestisce l’Acquario di Genova e molte delle strutture ad esso collegate, non fanno pretattica. Credono incondizionatamente nel progetto triestino ma allo stesso tempo si sentono di dover «pungolare» chi di dovere, forti anche della loro esperienza. «Abbiamo calcolato per Trieste – racconta Giuseppe Costa – un possibile bacino d’utenza di circa 12 milioni di persone, compreso tra il Nordest, Austria, Slovenia e Croazia, che dovrebbe garantire circa 900mila visitatori all’anno, ma da subito bisogna avere le idee ben chiare sui contenuti progettuali».
Alle spalle l’area del mercato ortofrutticolo, sposata appieno la nuova «location» divisa in tre tra ex Pescheria, Magazzino vini e area dell’ex Bianchi, i Costa hanno anche maturato un’idea strategica di come dovrebbe essere suddivisa la volumetria di 14mila metri quadrati. La stessa, detta per inciso, del primissimo Acquario di Genova. «Non è praticabile l’idea di vasconi dentro l’ex Pescheria – osserva Giovan Battista Costa – e infatti nessuno ci ha pensato. È un padiglione grande che non va elevato ma mantenuto per ospitare gli uffici o le aree dedicate alla didattica. Il discorso, dunque, si gioca tra Magazzino Vini ed ex Bianchi e ritengo che sia quest’ultima l’area sulla quale si giocherà la sfida vera. Ci vuole un percorso coordinato, con due o tre passate sottoterra, senza saliscendi inutili, che sfrutti anche quei 9-10 metri di allestimenti sotto il livello dell’acqua dai quali non si può prescindere, perchè bisogna tener conto che le vasche si prendono almeno due piani dell’allestimento, e quindi la metratura raddoppia».
Un’opera impegnativa, che per essere unica ha bisogno anche di progettisti «unici». «Noi proponiamo da subito l’americano Peter Chermayeff – annota Costa – e non solo perchè ha realizzato Genova assieme a Piano ma perche semplicemente è il numero uno al mondo. Ha fatto Boston, Lisbona, un sacco di altri impianti documentabili e ha una ”cultura” dell’Acquario che non è da tutti. Perchè l’impianto, non dimentichiamolo, non deve essere solo un’attrazione, ma un’esperienza di visita».
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