I cortometraggi nel cuore della città
TRIESTE «Siamo nate nel 2000 come uno dei pochi festival del panorama nazionale e internazionale che iniziava a trattare il cortometraggio: oggi, vent’anni dopo, sono riuscita ad arrivare a questo traguardo così importante presentando un’edizione fresca e innovativa come quella che vedrete da oggi». È orgogliosa, e anche un tantino emozionata, Chiara Omero, per questa «creatura», che porta avanti con così grande passione. Dall’enorme pannello all’aeroporto che dà il benvenuto ai turisti in area arrivi ai flyer sui bus l’immagine della torta con tanto di pizza cinematografica a mo’ di glassa ha invaso la città. D’altronde, “This year takes the cake”, come recita il motto: il festival, quest’anno, “spacca”.
IL PROGRAMMA
«Qual è il segreto del nostro successo? Aver mantenuto intatto negli anni - sottolinea la direttrice - il cuore su cui è stato concepito e costruito il festival, cioè l’universo dei corti, che è l’identità forte; ciò però unito a uno sguardo attento, sempre e costantemente, alle nuove tecnologie e al pubblico che cambia». ShorTS, per fare un esempio, è stato il secondo festival in Italia dopo la Mostra del cinema di Venezia, ad aver organizzato una sezione competitiva internazionale riservata ai cortometraggi realizzati con la tecnica della realtà virtuale. Un aprirsi costante, un sapersi rinnovare ribadito ancor più a gran voce in questa edizione del ventennale. Che è sinonimo di novità a tutto campo: un condirettore ad affiancare Omero, innanzitutto, il giornalista Maurizio di Rienzo, da sempre in sintonia cinematografica con la fondatrice, ma anche uno spazio che si lascia per abbracciarne uno nuovo. «Con dispiacere abbandoniamo il cinema Ariston per il teatro Miela», motivazione tutta logistica per concentrare il festival in un unico polo e «dare anche un senso alla Casa del cinema».
Una geografia che cambia e che ingloba da quest'anno anche il teatro Verdi, il luogo che non ti aspetti, ma anche altri input da scoprire in questo inserto. «ShorTs - racconta Omero - lavora tutto l’anno sviluppando progetti che confluiscono in queste nove giornate, ma che in questo lasso di tempo sono ben lungi dall’esaurirsi. Le attività che svolgiamo a scuola come in carcere, quest’ultima con 400 ore di corso audiovideo professionale a tutti gli effetti, non le interpretiamo mai come punti di arrivo, ma di partenza».
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