I conti sono in rosso: l’Itis corre ai ripari e apre a nuovi ospiti
TRIESTE L’Itis potrebbe presto ritornare ad accogliere nuovi ospiti. A oltre due mesi dall’inizio dell’emergenza Sars-CoV-2, che ha messo a dura prova la casa di riposo con contagi a catena e morti, lo storico istituto di via Pascoli sta valutando concretamente la possibilità di accettare le domande delle famiglie triestine alla ricerca di una struttura per i propri cari. Previa autorizzazione dell’Asugi, naturalmente.
Dietro all’ipotesi, ventilata in una lettera del direttore generale Fabio Bonetta e indirizzata alle famiglie degli anziani che risiedono all’Itis, c’è una motivazione chiara: ora ci sono numerosi posti liberi. Un centinaio, precisa il presidente Aldo Pahor. È il drammatico effetto del virus che, forse, ha fatto molte più vittime di quelle accertate con i tamponi. In effetti sono 11 i morti “ufficiali” da Covid-19, cioè certificati dai test. Ma in realtà, rileva Pahor, dal 5 marzo (da quando la direzione ha introdotto misure stringenti anti-contagio come lo stop alle visite dei parenti), è deceduta una sessantina di persone. «Almeno il doppio dello stesso periodo dell’anno scorso», chiarisce. Non sapremo mai se la causa, per tutti, è il coronavirus visto che i tamponi a tappeto sono iniziati ben dopo quel 5 marzo. Ma il dato è questo. Adesso però ci sono ragioni di bilancio che, evidentemente, non permettono di continuare a tenere la casa di risposo non piena a sufficienza.
«Sono passati oltre due mesi dall’inizio della pandemia - premette Bonetta -. L’impatto è stato pesante, molte persone sono purtroppo decedute e a esse va il nostro primo pensiero. Abbiamo dovuto nostro malgrado rivoluzionare la gestione delle residenze, delle attività, del lavoro. Grazie a una validissima squadra e all’impegno incredibile dei nostri operatori stiamo verificando i primi timidi passi verso una certa stabilità. I dati delle positività – prosegue – si sono ridotti. Ugualmente i decessi. Gli operatori stanno rientrando in servizio dopo quarantene e malattie». Ma l’ente, rimarca il direttore, «si trova in una situazione economica delicata».
I costi per le dotazioni di sicurezza, per i dispositivi individuali, per le operazioni di sanificazione e per la gestione al contrasto del contagio ammontano a oltre 350.000 euro. A ciò si aggiungono «i mancati introiti per le rette dei posti letto attualmente non occupati che pesano per oltre 6.000 euro al giorno». Di qui la decisione di valutare una riapertura a nuovi ingressi. «Stiamo ragionando, unitamente ai medici Usca, alla possibilità di iniziare nuovamente ad accogliere persone dal domicilio – continua Bonetta – ovviamente persone che siano negative in quanto è impossibile pensare di inserire persone positive all’interno della nostra struttura».
Un centinaio di posti, dunque. Una disponibilità che deriva, come detto, dalle persone decedute in questo periodo e dal mancato accoglimento di altri anziani. Non solo. «L’Itis può ospitare 411 persone - chiarisce Pahor -, ora da noi ce ne sono 337. Quindi parliamo di 74 posti liberi (nel conto rientrano anche 13 già vuoti prima del 5 marzo, ndr). Ma nella ex Rsa San Giusto (ora residenza “Larice”), la zona filtro per le quarantene, ne abbiamo creati altri 26. «Purtroppo – osserva il presidente dell’Itis – il tasso di mortalità in questo periodo è stato molto alto. Sessanta persone sono più del doppio dell’anno scorso. L’epidemia ha peggiorato le condizioni di tanti nostri anziani e ha causato un incremento straordinario di decessi. Ma tanti sono morti con il tampone negativo». Altri, come già emerso in queste settimane, sono spirati dopo aver accusato sintomi da Covid, ma senza aver fatto il test. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo