I conti in rosso dell’Upt al vaglio del commissario Accertati debiti e perdite per più di 780 mila euro

Chiuso a distanza di due anni il bilancio consuntivo relativi al 2017 Ma resta il mistero su cause e responsabili dei pesanti ammanchi  
Lasorte Trieste 17/09/18 - Piazza Ponterosso, Sede Università Popolare
Lasorte Trieste 17/09/18 - Piazza Ponterosso, Sede Università Popolare

il caso



È stato chiuso il bilancio consultivo 2017 dell’Università popolare. Il patrimonio netto evidenzia una perdita di 79.963 euro, che va ad aggiungersi alle perdite mai coperte e portate a nuovo dagli anni precedenti di 301.600 euro, per un totale, dunque, al 31 dicembre del 2017 di 381.563 euro. Un trend di depauperamento del patrimonio che aggrava di anno in anno la situazione di Upt e che, a bilancio, evidenzia anche debiti per 401.946 euro oltre a debiti verso i creditori di ulteriori 51.316 euro. La differenza tra attività e passività regge esclusivamente grazie al patrimonio immobiliare di Upt: l’ampio appartamento che si affaccia su piazza Ponterosso, sede dell’ente morale e che negli anni ha subito un’importante rivalutazione.

Il bilancio indica, a fine 2017, una disponibilità nei conti correnti di poco più di 210 mila euro, necessari a pagare anche stipendi e contributi. L’organo commissariale - composto dall’ex prefetto Francesca Adelaide Garufi, nominata commissario di Upt lo scorso dicembre, dal commercialista Alessandro Paolini e dalla viceprefetto Marzia Baso -, nella nota integrativa al bilancio di esercizio, spiega che quel documento finanziario, presentato con ampio ritardo, è stato predisposto dall’organo amministrativo in carica alla data del commissariamento. «L’organo commissariale – si legge – vista la relazione sul bilancio rilasciata dal collegio dei revisori, si è limitato a dirimere le questioni ostative poste dagli stessi effettuando, ad esempio, gli accantonamenti ritenuti congrui alla copertura dei rischi rilevati».

I revisori avevano espresso parere non favorevole all’approvazione del bilancio proposto lo scorso novembre, perché «dall’esame effettuato a campione di talune voci dello stato patrimoniale, - avevano evidenziato a verbale - sono emersi dati incompatibili con un utile d’esercizio». Un’analisi della situazione - che non può tenere ancora conto della più recente fotografia economica dell’Upt, visto che non è stato ancora presentato il bilancio del 2018 -, evidenzia come il patrimonio di anno in anno stia perdendo valore, per le perdite che si continuano ad accumulare.

Un fenomeno sulle cui cause ci si attende faccia luce Garuffi. Da cosa sono state provocate quelle perdite e da cosa derivano quei debiti? Chi è responsabile di certe scelte? Come sono stati utilizzati, ad esempio, nel dettaglio, i 250 mila euro inseriti tra i debiti riferiti ad «anticipazioni, effettuate nel corso del 2017 - scrive l’organo commissariale - prelevando le somme dai conti relativi alla gestione del Fondo di Riserva ex legge 19 (150 mila euro) e alla gestione propria dei contributi ministeriali rivenuti ex legge 19 (100mila euro)?».

Nella lista dei debiti verso i fornitori, spiccano i 28 mila euro verso il Comune, e poi conti in sospeso con agenzie di pubblicità, corrieri, assicurazioni. Il collegio dei revisori, invitando a fine 2018 il Cda a intraprendere adeguate iniziative volte al salvataggio di Upt, aveva evidenziato «operazioni irregolari, senza delibere del Consiglio direttivo - e anche senza la prevista autorizzazione del ministero degli Esteri, per l’impiego dei fondi di riserva ai sensi delle annuali convenzioni con tale dicastero - avvenute in particolare all’inizio del 2017, con un uso improprio dei fondi pubblici». Segnalazioni rilevanti, la cui fondatezza si attende venga o meno confermata dal commissario.

Dal bilancio, inoltre, risulterebbero per gli interventi previsti dalle convenzioni stipulate con la Farnesina dal’99 al 2017, avanzi o economie per un importo complessivo di 735.474 euro, e un maggior costo per 503.153 euro, con un’ipotesi di saldo positivo. Dunque, stando a quel bilancio, e in attesa di quello dello scorso anno, servirebbero oltre 381 mila euro per appianare le perdite, e almeno ulteriori 250 mila per saldare il debito con il ministero. —



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