I conti Attems riconquistano i boschi confiscati da Tito
TRIESTE. Importante svolta nel lungo contenzioso che vede la famiglia Attems contrapporsi al governo della Slovenia per la restituzione dei propri beni immobili nazionalizzati con l’avvento dell’allora regime comunista jugoslavo del maresciallo Tito. Pochi giorni fa, infatti, la famiglia e l’esecutivo hanno raggiunto un accordo che prevede la restituzione ai nobili di austro-ungarico lignaggio di 2100 ettari di boschi e di 110 ettari di terreni agricoli.
Per quanto concerne il castello di Slovenska Bistrica (cittadina a metà strada tra Celje e Maribor) invece non ci sarà restituzione alcuna. Il ministero della Cultura lo ha decretato monumento di interesse culturale e storico per cui con la famiglia Attems ci si è accordati per un indennizzo che sarà erogato dallo Stato sloveno, o meglio dal Sod, la Società slovena per l’indennizzo, sotto forma di obbligazioni così come è già avvenuto, peraltro, per un altro castello conteso, ossia quello di Brežice.
La casa Attems è stata una nobile famiglia aristocratica nella ex contea del Friuli. La sua discendenza familiare ha cominciato a formarsi nella seconda metà del dodicesimo secolo presso la Fortezza di Attems-Attimis a Cividale (Konrad di Attems prima menzionati nel 1102 seguita da Arbo Attems (2.2. 1170) e Henricus Attems (6.2. 1170)). Nel diciottesimo secolo i conti di Attems hanno ordinato la costruzione di Palazzo Attems a Graz in Austria, ora considerato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La famiglia aveva una sede nelle tenute del Friuli.
Dopo la conquista del Friuli da parte della Repubblica di Venezia una parte della famiglia rimase ad Attimis mentre Friedrich Attems (1447-1521) si trasferì a Gorizia e nel 1473 divenne il cancelliere dell'ultimo conte di Gorizia. È stato confermato come tale nel 1500 dall’imperatore Massimiliano I e nel 1506 divenne il conte reggente della Bassa Austria. Da allora la famiglia ha giocato un ruolo importante presso la casa d'Asburgo e nel 1630 ricevette il titolo di Conti del Sacro Romano Impero. Nel periodo barocco gli Attems furono la famiglia nobile più ricca e influente nella Stiria.
Per quanto riguarda il contenzioso relativo all’area compresa nei comuni di Krško e di Brežice anche qui tribunale ha dato ragione alla famiglia Attems solo che i beni immobili, compreso come detto, il castello di Brežice non sono stati restituiti ma indennizzati sotto forma di obbligazioni sempre dal Sod. A Krško, invece, come spiega l’edizione on line di Rtv Slovenija, la sentenza del tribunale emessa alla fine dello scorso settembre e che prevedeva la restituzione materiale dei beni immobili agli Attems è stata impugnata dal Fondo per i terreni agricoli e boschi e dal Comune di Krško. La nuova sentenza non è stata ancora emessa. Un altro capitolo chiuso della “contesa” è quello che si è svolto davanti al tribunale di Šmarje e di Jelšah i quali hanno stabilito che il castello di Pod›etrtek sarà risarcito in denaro, mentre sarà restituita la proprietà materiale del castello di Olimja con la relativa area territoriale pertinente.
Ricordiamo che il 4 gennaio del 2008 la Corte europea per i diritti umani aveva dichiarato inammissibile la richiesta della famiglia Attems di restituzione dei beni immobili in base alla denazionalizzazione. In tutta risposta la famiglia ha iniziato tutta una serie di cause contro lo Stato sloveno delle aule dei tribunali civili. E ora si stanno avendo le prime sentenze, anche queste sottoposte ad appelli. Una situazione giuridica molto complicata e, per molti versi, ancora in corso di risoluzione.
La restituzione dei beni ai conti Attems è sicuramente l’operazione più grande, per vastità dei possedimenti, dopo quelli che sono stati restituiti alla Chiesa cattolica. E in questo momento storico in cui, a partire dal prossimo 1 gennaio, in Slovenia sarà introdotta l’Imu che si pagherà anche sulle proprietà boschive e sui terreni agricoli, la restituzione dei beni agli Attems rappresenta quasi un affare per la Slovenia nelle cui casse affluiranno le tasse pagate dai “neoproprietari”.
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