I contagiati in Fvg verso quota 2 mila: il 15% del totale lavora nella sanità

In regione il tasso più alto d’Italia per medici, infermieri, oss e tecnici infetti. Altri otto morti, cala il numero di ricoverati
A coronavirus patient receives treatment in the intensive care ward of Oglio Po Hospital in Casalmaggiore, northern Italy, 03 April 2020. Italy is under lockdown in an attempt to stop the widespread of the coronavirus causing the Covid-19 disease. ANSA/ ANDREA FASANI
A coronavirus patient receives treatment in the intensive care ward of Oglio Po Hospital in Casalmaggiore, northern Italy, 03 April 2020. Italy is under lockdown in an attempt to stop the widespread of the coronavirus causing the Covid-19 disease. ANSA/ ANDREA FASANI

TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia sfiora i duemila contagiati, cifra che verrà superata oggi, ma colpisce l’alta percentuale di sanitari positivi al coronavirus in regione. Medici, infermieri, tecnici e operatori sociosanitari ammalati di Covid-19 salgono infatti a trecento: il 15% dei corregionali affetti. È il tasso più alto d’Italia, in una giornata che porta il conto dei decessi a 145 (5 a Trieste), ma che segna anche un calo importante dei ricoverati in terapia intensiva, che passano da 61 a 50.

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In Fvg i positivi a ieri sono 1.986, con una crescita di 107: 754 a Udine, 651 a Trieste, 461 a Pordenone e 115 a Gorizia, oltre a 5 non residenti. I guariti arrivano a 505 (+76), ma i decessi salgono di altri otto e diventano 145: 78 a Trieste (+5), 45 a Udine (+2), 20 a Pordenone (+1) e 2 a Gorizia. La triste conta registra la morte di due altri ospiti dell’Itis di Trieste, dove i decessi sono diventati 4 e si contano 7 positivi. Calano di molto i pazienti in terapia intensiva: 50 ricoverati (-11), cui si affiancano 183 ospedalizzati in reparti Covid, anch’essi in discesa (-18). Le persone in isolamento domiciliare sono 1.103.

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Con 299 operatori positivi su 1.986 cittadini contagiati, il Fvg è in proporzione la regione italiana con i sanitari più esposti all’epidemia. Da quanto si apprende, i più colpiti sono infermieri e operatori sociosanitari, che sono più spesso a contatto fisico con i pazienti. I trecento della sanità pubblica aumenteranno fatalmente di giorno in giorno e a questi vanno sommati i dipendenti delle case di riposo, fra cui si contano almeno 70 ammalati soltanto a Trieste.

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Certo i numeri assoluti sono minimi rispetto al resto del Nord Italia, dove due giorni fa la Lombardia contava ben 6.561 sanitari positivi su 46 mila infezioni diagnosticate: ma anche nella regione maggiormente piagata dall’epidemia, la positività degli operatori si ferma al 14,2% del totale. Il Fvg occupa il primo posto della classifica, seguito dalla Lombardia e dal Veneto, dove la percentuale si ferma all’8,8%, con 900 sanitari su 10 mila casi. Al quarto posto si trova l’Emilia Romagna (7,8% con 1.148 operatori su poco meno di 15 mila pazienti). Fuori scala il Piemonte, che si attesta a un infinitesimale 0,5%: 41 sanitari ammalati su oltre ottomila residenti infetti. Efficienza sabauda o ritardo nella comunicazione dei dati all’Iss?

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Ed è all’imprecisione delle cifre dell’Istituto superiore di sanità che si appella il vicepresidente Riccardi: «Stiamo controllando il fenomeno e aspettiamo gli ultimi dati, ma secondo il mio parere non possono esserci differenze così rilevanti fra le regioni.

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Il fenomeno ovviamente preoccupa, ma servono i dati precisi». E qui Riccardi si concede un piccolo colpo di teatro: «Porterò i numeri mercoledì in Terza commissione», annuncia l’assessore alla Salute e Protezione civile, che sarà audito per via telematica dopo la richiesta delle opposizioni di un confronto formale con la giunta in Consiglio regionale. Ma che i contagi ci siano Riccardi non lo nega: «Confermo le cifre. Purtroppo il vero tema sono i dispositivi di protezione, che sono il punto dolente dell’emergenza, ma non mi permetto di fare polemica perché riguarda l’intero Paese».

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Ma se la carenza di dpi è un problema denunciato durante tutta l’emergenza dai sindacati dei sanitari, questi domandano a gran voce anche la creazione di linee guida precise per la prevenzione del contagio. Per evitare che si ripetano casi come quello della Geriatria dell’ospedale Maggiore, dove oltre venti professionisti del reparto sono finiti in quarantena perché positivi, spesso contagiati dai propri colleghi e non dagli ammalati. Che il nervo sia scoperto in tutta Italia lo dicono gli ultimi rilievi degli ordini professionali: finora il coronavirus si è portato via ottanta dottori, mentre si contano 5.500 contagiati solo tra gli infermieri, 1.500 in più rispetto a una settimana fa.



A chiedere chiarezza è la dem Maja Tenze, dirigente infermieristica all’Azienda sanitaria giuliana: «Addolora constatare che le politiche di protezione del personale mostrino forti criticità, a livello Lombardia. Chiedere una spiegazione a Fedriga e Riccardi è doveroso dal punto di vista etico e civile: non vorremmo che i sanitari divenissero anche qui la prima fonte di contagio. Chiediamo che i dispositivi di protezione individuale (Ffp2 e 3) vengano messi a disposizione di tutti gli operatori sia sanitari che sociali». —

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