I contagi galoppano nelle scuole, ma la dad dovrebbe essere l’ultima ratio

Omar Monestier
Foto Ansa
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TRIESTE La necessaria preoccupazione per l’andamento dei contagi nella scuola rischia di trasformarsi in una gigantesca operazione caos all’interno della quale sembra valere il principio dello scaricabarile con tutte le parti coinvolte più interessate a definire le responsabilità altrui che le proprie.

Non so come finirà lunedì. Certo le avvisaglie fanno temere che studenti, insegnanti, bidelli, addetti di segreteria e, naturalmente, famiglie continueranno nella loro incessante galoppata verso un incremento dei casi di positività e il conseguente aumento delle assenze.

È, fatta questa premessa, opportuno prolungare le vacanze di una settimana o addirittura fino alla fine del mese, o ricorrere massicciamente alla didattica a distanza? Non sono soluzioni che mi convincono.

Rispondo come già hanno fatto alcuni dirigenti scolastici: la dad pare più una risposta della struttura tecnico-amministrativa che un serio elemento di contenimento della pandemia. Mi schiero, con tutte le noie del caso, convintamente con la posizione espressa dal ministro Bianchi e, in Friuli-Venezia Giulia, dall’assessore Rosolen. In queste ore molti presidenti di Regione stanno pressando il Governo, gli stessi sindacati hanno pronosticato scenari di chiusura pressoché totale per Covid.

Forse hanno ragione, finirà così. Sono dell’opinione però che dovremmo mantenere la nostra attenzione alta, altissima, perché non succeda. Mi chiedo dove eravamo tutti noi, genitori, sindacati, docenti, prima di Natale quando la nuova variante era già pericolosa e gli scienziati ne immaginavano una immane diffusione.

Allora ci saremmo dovuti interrogare su come proteggere i nostri ragazzi, discutendo con le Regioni non di dad ma di tamponi e tracciamenti. La verità è che la scuola fa paura. È un malanno sopportato. Talvolta si impalca qualche riformaccia sghemba. E, se nessuna programmazione riesce mai, resta pur sempre la dad, no?

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