I consiglieri si assegnano la “paghetta” mensile
TRIESTE Il gettone di presenza dei consiglieri comunali scalda la seduta serale dell’aula. Tutto parte dalla mozione presentata dal capogruppo di Forza Italia Piero Camber, con la quale si chiede di trasformare l’indennità giornaliera dei consiglieri (104 euro lordi a seduta) in una indennità mensile, una sorta di tetto da fissare a mille euro lordi. «L’idea parte dalla possibilità che deriva da una delibera regionale che chiediamo possa essere allargata anche al Comune», ha spiegato in proposito Camber: «Ogni consigliere comunale costa in media ogni mese 1.462 euro lordi. Nel 2015 la cifra complessiva del costo dei consiglieri ha superato i 700mila euro lordi, mentre l’anno precedente si era attestata a 530 mila. In questo modo c’è la certezza del bilancio, un risparmio per la macchina comunale ed un taglio ai costi».
Un documento che ha animato il dibattito. Ad accendere la scintilla Paolo Menis (M5S): «Si tratta di una proposta che avevamo presentato noi già cinque anni fa. Se fosse stata accolta già all’epoca avremmo risparmiato una serie di costi». Per Giovanni Barbo (Pd) «l’indennità mensile non è l’unico modo per abbassare i costi. La responsabilità di un consigliere comunale si misura in altri termini». Sulla stessa lunghezza d’onda Maria Teresa Bassa Poropat. (Insieme per Trieste): «Il ruolo del consigliere comunale non va valutato solo in termini economici. Il problema è presentato in modo scorretto».
Per Roberto De Gioia (Socialisti) «in questo modo più che un contenimento dei costi sembra che i consiglieri si diano una paghetta». La mozione è stata approvata con 25 voti favorevoli e 10 astenuti. Le schermaglie in precedenza si erano alimentate con la delibera di iniziativa consiliare presentata da Antonio Lippolis (Lega Nord), nella quale si chiedeva la modifica del primo comma dell’articolo 13 del Regolamento. Nello specifico, riguardo alla convocazione delle commissioni, la richiesta era che la locuzione «in accordo con il presidente del Consiglio comunale» sia sostituita con «sentito il presidente». «C’è bisogno di maggior chiarezza nel Regolamento», ha esordito Lippolis: «In tutti i consigli comunali non esiste un paletto di questo tipo. Il presidente dell’aula, a causa di un problema di interpretazione dato dal segretario generale, si trova di fatto ad esprimere un parere di merito sulla convocazione delle diverse commissioni, mentre dovrebbe decidere solo sull’orario. Questo comporta un rallentamento dei lavori delle commissioni».
In sostanza una presa di distanza dal presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli, eletto nella Lista civica Dipiazza ed espressione della maggioranza. Situazione colta al volo da Menis. «Siamo di fronte ad un presidente della maggioranza messo in discussione dalla sua stessa maggioranza» - ha attaccato il capogruppo pentastellato: «La questione è più che lampante, così come è chiaro che non ci troviamo d’accordo con questa proposta di modifica del regolamento. Il presidente ha ovviamente il potere di esprimere il suo disaccordo nella convocazione di una commissione. Mi trovo in imbarazzo a difendere a spada tratta il ruolo del presidente dell’aula che è un ruolo di assoluta garanzia».
Affermazioni che hanno fatto infuriare Lippolis che ha ritirato la delibera: «Siamo di fronte ad una cosa vergognosa. Ancora una volta la questione è stata strumentalizzata. La delibera era stata proposta solo per fare chiarezza sulle regole e non era un atto politico». Secco il commento di Fabiana Martini e dello stesso Barbo (capogruppo e vice Pd): «Siamo di fronte ad una maggioranza sempre più confusa e che non riesce a mettersi d’accordo nemmeno con sé stessa». Tra le altre mozioni approvate nella seduta di ieri quella presentata da forzisti Camber, Babuder e Polacco che prevede l’obbligatorietà dei vaccini per i bambini degli asili nido comunali e convenzionati, approvata con 31 voti favorevoli, un contrario e tre astenuti.
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