I cognati a pranzo? Allora niente zii a cena

Prevista la possibilità di ospitare in casa durante le feste solo due amici o parenti nelle 24 ore. Locali e negozi verso lo stop
Triestini a spasso nelle vie del centro. Foto Francesco Bruni
Triestini a spasso nelle vie del centro. Foto Francesco Bruni

TRIESTE Dopo altri tre giorni di zona gialla, che il Friuli Venezia Giulia si è “meritato” con l’Rt sotto la soglia critica 1 nelle settimane precedenti, il 24 dicembre i cittadini della regione si ritroveranno colorati di rosso. Non sarà Babbo Natale, ma la prima volta del lockdown da seconda ondata del coronavirus, 221 giorni dopo il 17 maggio che segnò la fine delle restrizioni estreme di primavera.

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Il premier Conte alla conferenza stampa del 18 dicembre in cui annuncia la stretta di Natale contenuta nel decreto legge appena approvato dal Consiglio dei ministri


Il Fvg, ancora in giallo da domani a mercoledì, entrerà in zona rossa giovedì, alla vigilia della festa più importante dell’anno. Sarà l’inizio di una pausa di lavoro che durerà due settimane per bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie, attività economiche nuovamente costrette alla chiusura (pure quando il colore virerà verso l’arancione), con la sola, confermata possibilità dell’asporto (entro le 22, ora in cui scatta il coprifuoco generale fino alle 5) e del servizio a domicilio. Da giovedì, dunque, e fino a domenica 27 (e successivamente il 31 dicembre, l’1, 2, 3, 5 e 6 gennaio), il cittadino del Fvg riassaggerà dopo mesi anche il divieto di uscire di casa se non per le consuete, comprovate esigenze di lavoro, salute o necessità, da dimostrare via autocertificazione.

«Misure decise tardi. Butteremo via tutto». I locali di Trieste in ginocchio
Un locale del centro città a Trieste nella giornata di sabato 19 dicembre. Foto Bruni


Altra novità che riporta alla prima ondata del coronavirus è lo stop ai negozi. Non solo a Natale e Santo Stefano, ma in tutte le date segnate di rosso, resteranno chiuse le attività commerciali grandi e piccole, compresi i centri estetici, precisa il decreto. Ad aprire saranno esclusivamente supermercati, negozi di generi alimentari e prima necessità, farmacie e parafarmacie, edicole, tabaccherie, lavanderie, parrucchieri e barbieri.


Viste le feste di fine anno, tuttavia, il governo ha inserito alcune deroghe nel decreto. Dalle 5 alla 22 sarà consentita, all’interno della regione, la visita anche fuori comune ad amici o parenti, massimo due persone in auto, con l’aggiunta di figli minori (ma solo se under 14), persone con disabilità e conviventi non autosufficienti, che non verranno conteggiati. Si potrà pure stare assieme a tavola, nelle occasioni delle visite, per un pasto in famiglia (con i limiti di presenza indicati), ma in non più di una abitazione al giorno. Vietato dunque pranzare con i cognati e cenare con i genitori nelle 24 ore.



Quando poi si vedrà sul calendario l’arancione, il 28, 29, 30 dicembre e il 4 gennaio, giorni in cui potranno riaprire i negozi, ci sarà un’ulteriore deroga, quella agli spostamenti tra i comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, ma evitando, perché vietato, di andare nei capoluoghi di provincia. Concretamente, un triestino potrà recarsi, senza doverlo spiegare via autocertificazione, nei piccoli comuni del Carso (e potrà ritornare a casa, naturalmente, essendo consentito sempre il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione), ma chi abita invece sull’Altipiano non potrà prendere l’auto verso la città (ne riferiamo nell’articolo in basso). In Fvg, che le province le ha soppresse, si pone una questione interpretativa, che il prefetto Valerio Valenti ha chiesto a Roma di approfondire. «Ma, visto che quando si parla di province si fa riferimento a una circoscrizione amministrativa che continua a esistere nel disegno statale - osserva il prefetto -, mi pare che la norma sia applicabile anche in regione».

Quanto infine alle seconde case, le si potrà raggiungere, ma solo dentro il Fvg e in non più di due adulti. A parte, anche in questo caso, figli sotto i 14 anni, persone disabili o non autosufficienti. —


 

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