I "casting" del Cav per superare lo stallo sul leader
TRIESTE. Elio De Anna, Rodolfo Ziberna, Sandra Savino, Roberto Snaidero, Stefano Balloch, Franco Dal Mas, Ettore Romoli, Manuela Di Centa. Perfino Giulio Camber. Forza Italia riporta le lancette dell'orologio agli anni Novanta, quando Silvio Berlusconi sceglieva i candidati utilizzando casting di tipo televisivo. Sono passati 25 anni da allora e il capo degli azzurri ripropone i provini, in una giornata che segna l'ennesimo slittamento nella scelta del candidato del centrodestra alle prossime regionali.
Da quanto trapela da Roma, Berlusconi ha preso personalmente in mano la partita pur mantenendo i contatti con la coordinatrice Savino nel suo ruolo di collegamento fra la periferia e centro. Ma i vertici nazionali di Forza Italia non sanno che pesci prendere e non riescono ancora a capitalizzare l'accordo preelettorale che assegna al partito azzurro la nomina. La situazione precipita in un caos tale che, nella notte, cominciano a rincorrersi voci di un ritorno in testa di Massimiliano Fedriga, con Riccardo Riccardi resosi apertamente disponibile a fargli da vice. Senza scartare l'ipotesi Renzo Tondo come il proverbiale gaudente fra i due litiganti.
Il centrodestra è ormai sprofondato nello psicodramma e martedì sera partono le prime convocazioni a Palazzo Grazioli. Se ne occupa direttamente lo staff di Berlusconi, perché i vertici non si fidano più dei maggiorenti locali e pensano anche a percorrere opzioni eretiche rispetto alle indicazioni arrivate dal livello regionale.
Il primo a partire è allora Rodolfo Ziberna, selezionato in quanto unico sindaco di capoluogo espresso dai forzisti in Fvg: si tratta però di un primo cittadino, obbligato perciò a dimettersi novanta giorni prima del deposito delle liste e quindi incandidabile, secondo una legge regionale che a Roma nemmeno conoscevano. Ziberna spiega la situazione a Berlusconi, Nicolò Ghedini e Gianni Letta, mettendosi a disposizione ma invitando a cercare qualcuno senza spade di Damocle sul capo. È questo il caso dell'imprenditore Roberto Snaidero e del consigliere regionale Elio De Anna, dati come nomi forti per tutta la giornata.
Del primo si dice abbia incontrato Berlusconi in mattinata, ancor prima di Ziberna, aprendo alla candidatura a patto di alcune condizioni ma socchiudendo la porta nel pomeriggio, probabilmente infastidito per essere stato chiamato come rincalzo in extremis. Il secondo diventa a un certo punto l'ipotesi quasi sicura per i bookmaker: un colpo di scena, visto che si parla di un elemento bocciato dai maggiorenti locali nel corso della costruzione delle liste per le politiche, tanto da annunciare il ritiro dalla vita politica attiva. E se Snaidero preferisce non commentare, De Anna si limita a dire laconicamente che «uno è lieto anche di poter servire». Ma il medico, ex rugbista ed ex assessore regionale, non pare essere ottimista e, pur non smentendo il contatto con Berlusconi, non deve aver gradito che la convocazione (inizialmente prevista per mercoledì 14 sera) sia stata poi rimandata senza fornire una data alternativa.
Le ipotesi Snaidero e De Anna restano in campo, ma in nottata le quotazioni sono al ribasso, anche se nulla può essere dato per scontato davanti ai livelli di entropia raggiunti. In tarda serata Berlusconi, Salvini, Fedriga e Savino si ritrovano per un nuovo confronto, ma il summit è ancora in corso al momento dell'andata in stampa.
In precedenza, da Roma arrivano ad ogni modo voci sulla condizione di difficoltà del duo Riccardi-Savino. Al capogruppo, sarebbero gli stessi vertici nazionali a riconoscere scarsa capacità di essere inclusivo. Alla coordinatrice verrebbe invece imputato di aver condotto la situazione oltre il limite, senza disporre di alternative valide a Riccardi, unica opzione che Savino ha realmente portato avanti, ripiegando poi sul proprio stesso nome e su quello di Dal Mas, ma incontrando anche stavolta il veto leghista. Le tensioni di Savino coi vertici azzurri non mancano, anche se il gossip che vorrebbe Savino autosospesa dal coordinamento regionale non trovano fondamento e anzi la deputata è presente al vertice notturno.
Il livello di delirio è tale che in serata riprende quota l'ipotesi di un ticket, che assegnerebbe la presidenza a Fedriga e la vicepresidenza a Riccardi: opzione che aveva preso piede dopo il risultato delle politiche, che hanno portato la Lega alla guida dell'alleanza. Ma ciò significherebbe da una parte il dietrofront di Berlusconi sulla pretesa di vedere rispettato l'impegno ad assegnare ai forzisti il Fvg, come segnale di vitalità per un partito uscito malconcio dalle urne; dall'altra implicherebbe la volontà di Fedriga di scendere in campo, come il segretario regionale del Carroccio aveva più volte assicurato nei giorni precedenti senza tuttavia dar seguito all'impegno di annunciare la propria candidatura martedì, a costo di rompere con i berlusconiani. Un'opzione d'altronde difficile da attuare, posto che è ormai evidente che non si muoverà foglia che Roma non voglia.
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