I big ribelli del Pdl “snobbano” Tondo
TRIESTE. Manca il coordinamento provinciale di Udine. Pure quello comunale. Non ci sono nemmeno Riccardo Riccardi, Luca Ciriani, Elio De Anna, 12.537 preferenze in tre alle regionali di aprile. E non si vede neppure Roberto Novelli, che di voti ne ha presi 2.070. Alessandro Colautti giustifica il cividalese, «è al Mittelfest», Ciriani, «è a Roma», Riccardi, «è occupato». Ma, nel giorno in cui Renzo Tondo si ripresenta in un ruolo politico all’assemblea pubblica promossa dai gruppi consiliari del centrodestra, ieri sera al Là di Moret di Udine, fanno rumore le assenze (strategiche?) di non pochi big del Pdl. Di sicuro dei più votati lo scorso aprile, a partire dall’ex potente assessore alle Infrastrutture.
Il clima segna maltempo dal giorno delle scrutinio. Anzi, da prima: dal passaggio chiave dell’esclusione di Massimo Blasoni dalle posizioni che contano nelle liste per le politiche, quelle blindate dal Porcellum. Il successivo scontro con Isidoro Gottardo, con tanto di vertenza legale sul dossier inviato a Roma dal coordinatore regionale che mostra carichi pendenti e casellario giudiziario dell’imprenditore, datati però 2004, ha lacerato il partito. L’esito delle elezioni ha fatto il resto e due giorni fa ci si è messo pure il Tar a sconfessare il ricorso elettorale dell’opposizione, un’iniziativa che non tutti i pidiellini avevano sostenuto. Non a caso, e non troppo a sorpresa, il comitato provinciale del Pdl di Udine non solo diserta l’assemblea che unisce anche Autonomia Responsabile e gruppo Misto, ma esterna pure via comunicato contro «le scorciatoie» in sede di tribunale, a commento delle parole di Gottardo che invece continua a considerare irregolari le operazioni di scrutinio. «Mi auguro che il centrodestra comprenda – scrive il vicecoordinatore udinese Simone Bressan – che è finito il tempo dei ricorsi e prenda atto di aver perso le elezioni, facendo una sana autocritica e iniziando a costruire una vera alternativa all'attuale maggioranza. Fuori dalle stanze e dalle liturgie ormai stanche della politica c'è una regione che attende risposte concrete e un'economia reale che non può né accettare né comprendere che la parte che dovrebbe storicamente difendere gli interessi dei ceti produttivi si occupi più di ricorsi amministrativi che della crisi». Bressan si dice «contrario» a un ulteriore appello al Consiglio di Stato: «I vertici regionali farebbero bene a riflettere: è innanzitutto il nostro elettorato, quello che per dare un segnale ha disertato le urne, che ci chiede un cambio di passo». E ancora: «Nei paesi normali, quando si perdono le elezioni, ci si assume le responsabilità e si favorisce il ricambio. Solo qui si cerca, attraverso improbabili tempi supplementari, di ottenere quello che il campo ha negato. Le vittorie, come fu per quella del 2008, si costruiscono lavorando seriamente e supportando il gruppo consiliare nell'attività di responsabile opposizione che sta portando avanti».
Messaggio, soprattutto sul concetto di «ricambio», rivolto a Gottardo, ma Bressan non fa nomi. Come anche il coordinatore provinciale Ferruccio Anzit: «Ci sono un merito nel vincere e una responsabilità nel perdere. Sarebbe riduttivo parlare di una persona sola». Il Pdl di Udine, tuttavia, non esprime nulla di troppo diverso dalle dichiarazioni di fine febbraio, quando proprio Bressan chiese esplicitamente il passo indietro di Gottardo a seguito del caso Blasoni. Alla perdurante contestazione udinese mossa dal fronte dei “blasoniani” si accompagna però ora anche il silenzio che parla dei big della Destra Tagliamento. Ciriani, della giunta Tondo, è stato vicepresidente. De Anna un assessore di peso. E all’assemblea manca soprattutto Riccardi, mister 7mila preferenze, che avrebbe dovuto fare il naturale leader in Consiglio e si è invece visto superato nella votazione interna da Colautti.
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