I bambini di Fogliano a lezione di “zuf”

Laboratorio organizzato dalla Pro Loco per insegnare la preparazione del piatto tipico ai più piccoli
FOGLIANO. Per secoli è stato il piatto tradizionale degli abitanti di Fogliano Redipuglia. E la sua ricetta, che pur variando nelle diverse versioni aveva sempre una base comune in tutte le famiglie, veniva tramandata di generazione in generazione. Finché, poi, si è quasi del tutto persa. Ma a salvare lo Zuf, il tipico piatto locale, ci pensa la Pro Loco con un corso di cucina dedicato ai bimbi delle scuole elementari.


Il particolare minestrone, creato un tempo dalle poche verdure rimaste nelle “braide”, gli orti privati dei contadini, è stato riproposto ieri in un laboratorio per insegnare anche ai giovani foglianini come si prepara il piatto tipico del loro paese. L’appuntamento, nel ricreatorio parrocchiale dedicato alla memoria del parroco don Duilio Nardin, ha visto i ragazzi della scuola primaria Collodi, guidati dagli insegnanti e dai chi tutt’oggi cucina il zuf, nella preparazione del piatto, che verrà poi offerta alla popolazione in piazza Roma, domani, durante il tradizionale scambio di auguri. Un simpatico incontro, promosso dalla municipalità, dove tutte le realtà associative del paese presenteranno i propri programmi e offriranno qualche specialità natalizia.


C’è stato comunque grande stupore tra gli organizzatori, perché la pietanza è stata apprezzata coralmente dai bambini, che hanno chiesto più volte un bis e fatto numerosi complimenti alle cuoche. La Pro Loco, volendo proprio che questa inedita pietanza sia comunque ricordata alle nuove generazioni, ha organizzato anche una sorta di set televisivo per la registrazione di un video sulla preparazione, la ricerca degli ingredienti necessari e la cottura. Il tutto secondo l’antica ricetta consegnata da Giulio Furlan diversi decenni or sono direttamente alla Pro Loco e nel tempo passata per le signore Agata, Anita e oggi Loredana.


Un piatto povero, una sorta di minestrone che si confeziona con le poche verdure rimastre nelle braide, come torsoli di cavolo, qualche fagiolo, carota, cipolla, forse un filino d’olio di semi, ma di sicuro un pestato di lardo vicino alla cotica e per saporirlo un brustolino di farina di polenta di saraceno e sale. Bollito per qualche ora, era pronto per esser servito in una ciotola di legno o terracotta, con immerso del pane raffermo.
(lu. pe.)


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