I “bagni” triestini studiano l’opzione della tintarella a turni di tre ore

TRIESTE Lettini e asciugamani ben distanziati, entrate contingentate, sanificazioni frequenti delle cabine e della zona docce. Il Comune di Trieste per quanto riguarda Pedocin e Topolini, e i gestori dei singoli stabilimenti balneari, iniziano a ragionare sugli strumenti da mettere in campo per un’estate a prova di coronavirus.
Il governo, assieme al Comitato tecnico scientifico che lo affianca in questa emergenza, sta lavorando ad una serie di normative - che contemplino, ad esempio, l’ipotesi di un distanziamento tra i bagnanti -, finalizzate alla riapertura degli stabilimenti. «Responsabilità e altruismo - sottolinea Giorgio Rossi, l’assessore comunale con delega agli stabilimenti pubblici - saranno i punti cardine attorno ai quali costruire la gestione di queste strutture. I triestini, tranne qualche sciocco, stanno dando prova di grande responsabilità, hanno capito che è in ballo la loro salute, e questo aspetto andrà sfruttato anche nel corso dell’estate».
Il Pedocin, a differenza dei Topolini, quantomeno ha un accesso che può disciplinare gli ingressi. «Bisognerà definire qual è la capienza massima per riuscire a garantire le distanze di sicurezza: raggiunto un certo numero di bagnanti, non si potrà più entrare». Più complessa la situazione dei Topolini dove l’accesso è libero.
«Ipotizzando di fruire anche di quegli spazi, - valuta l’assessore - la responsabilità dei triestini giocherà un ruolo chiave nel rispetto delle distanze. Servirà un rafforzamento importante del personale di salvamento a scopo anche di monitoraggio e un presidio costante della polizia locale al fine di multare chi sgarra mettendo a rischio la salute propria e degli altri». Attività di gruppo, giochi per bambini, saranno da ripensare. I servizi dei chioschi subiranno certamente una severa regolamentazione. Una sfida che non sarà facile vincere. «Servirà - sottolinea Rossi - anche una buona dose di altruismo, che preveda di passare tre, quattro ore ai Topolini, così come alla Lanterna, lasciando poi il posto a qualcun altro».
Non con poca preoccupazione iniziano a pensare a come gestire un’eventuale riapertura anche le realtà che hanno in concessione aree su cui sorgono stabilimenti privati. «Prima ancora dell’emergenza - anticipa Francesco Minucci, uno dei soci dello stabilimento Sticco Mare - abbiamo avviato dei lavori di ristrutturazione con importanti investimenti. Per non farci trovare impreparati, abbiamo già valutato alcune soluzioni utili a garantire la massima sicurezza ai nostri clienti. Individueremo delle postazioni distanziate, creeremo dei divisori anche tra le docce e stiamo mettendo a punto un’applicazione che consenta di ordinare da bere o da mangiare dal lettino, eliminando l’attesa al banco».
Gli incassi, ovviamente, non saranno paragonabili a quelli delle stagioni precedenti, senza contare che andrà fatto un ragionamento su abbonamenti e sistemi per permettere un ricambio dei clienti. «Siamo disposti a tutto pur di aprire, - anticipa Cristina Cecchini dell’Ausonia - vorremo però capire fin da subito quali regole bisognerà seguire per poter adattare la struttura alle esigenze e predisporre i dispositivi da adottare. Si parla di fasce orarie da riservare alle persone più anziane, e noi siamo pronti a farlo, basta ci facciano iniziare la stagione». —
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