I 40 profughi del Cara trasferiti in un hotel a Grado
I 40 profughi ospitati in via provvisoria, da sabato sera, all'ex Cie di Gradisca verranno trasferiti all'Hotel Friuli di Grado - struttura a tre stelle situata in Riva Ugo Foscolo - entro qualche giorno. La decisione è stata comunicata questa mattina dal prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto al sindaco di Grado Edoardo Maricchio, anche se ancora non sono stati resi noti i dettagli dell'operazione.
Nel corso dell'assemblea pubblica sull'immigrazione promossa ieri dal Pd nella sala del consiglio comunale goriziano, il prefetto Zappalorto aveva parlato di un mese e mezzo, due al massimo, per concretizzare il tanto invocato progetto di accoglienza diffusa che prevede venga data ospitalità ai richiedenti-asilo in tutti i Comuni isontini, o per lo meno in buona parte di essi.
«Questo piano ha bisogno di tempo: non si realizza dall’oggi al domani - le sue parole -. Ho visto disponibilità da parte di tanti sindaci e questo è un dato positivo. Cito l’esempio di San Canzian dove i 15 profughi sono trattati quasi fossero figli loro. Deve diventare un modello».
Bisognerà aspettare ancora, dunque, prima di vedere alleggerita sia Gorizia che Gradisca d’Isonzo dalla presenza di richiedenti-asilo. Zappalorto ha, inoltre, nuovamente puntato il dito contro il Demanio e il ministero della Difesa che «dovrebbero fare di più»: il riferimento è alla mancata messa a disposizione di ex strutture militari per l’accoglienza. Oltre all'hotel di Grado, c’è anche un’altra carta da giocare che porta a una struttura ricettiva di Dolegna del Collio.
Il sindaco Romoli ha ribadito concetti a lui cari, ovvero: non si può continuare a pesare soltanto su Gorizia. «Formulo un appello all’assessore Torrenti (presente all’incontro, ndr) affinché la Regione ripartisca la presenza dei richiedenti-asilo in tutto il Friuli Venezia Giulia: lo faccia in prima persona o si rivolga al commissario di Governo». Torrenti, dal canto suo, ha ricordato che la Regione non ha una competenza diretta riguardo l’immigrazione e ha riconosciuto che sia Gorizia che Gradisca sono le più penalizzate, «ma si non risolve il problema costruendo muri o muretti».
Tecnica la relazione del membro del direttivo nazionale dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione Gianfranco Schiavone. Ha ricordato che la presenza di immigrati, seppur in rialzo, non può definirsi in Italia «un’emergenza» visti i numeri totalizzati da altri Paesi europei. Il presidente della Provincia Enrico Gherghetta si è invece guadagnato il plauso di Romoli («Dici le stesse cose che avrei detto io») e ha fornito la sua ricetta per venire a capo della questione: decuplicare le commissioni che si occupano del riconoscimento dello status di rifugiato politico, ridurre i tempi di attesa, mettere in piedi un meccanismo di intelligence (così l’ha definito) per segnalare le persone che hanno già fatto analoga richiesta in altri Stati, equilibrare la presenza dei profughi su tutto il territorio regionale. «E poi - parole di Gherghetta - non si può basare un’economia sui richiedenti-asilo». Il sindaco di Gradisca d’Isonzo Tomasinsig ha ribadito il suo monito riguardo l’allargamento del Cara: «Deve essere un’esperienza che dura lo spazio di pochi giorni».
Infine, il prefetto Zappalorto ha evidenziato come la presenza di così tanti immigrati non abbia causato quasi mai problemi di ordine pubblico. «Chi ha dormito all’interno della comunità Arcobaleno rischia, alla prossima intemperanza, di non ottenere il riconoscimento di rifugiato politico».
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