I 14mila del comparto verso lo sciopero

I sindacati, «sconcertati» dal silenzio di Regione e Anci, convocano i delegati e preparano nuove forme di protesta
La protesta natalizia dei dipendenti del comparto unico
La protesta natalizia dei dipendenti del comparto unico

TRIESTE. Un attivo sindacale che sa di anticamera di nuove forme di protesta, fino eventualmente allo sciopero. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal convocano i delegati martedì 19 aprile a Udine, in sala Ajace. All’ordine del giorno il rinnovo del contratto del pubblico impiego nella parte giuridica e in quella economica. «A sconcertare - dice Mafalda Ferletti, segretaria Fp della Cgil - è l’assenza di risposte da parte della Regione, così come di Anci, Upi e Uncem».

Risposte che, secondo le categorie, sarebbero dovute arrivare dopo che, a inizio aprile, è stato proclamato lo stato di agitazione dei 14mila dipendenti del comparto. «Sono passati dieci giorni e non c’è alcun segnale di convocazione delle parti. Eppure la delegazione trattante, adesso, è insediata», commenta Ferletti citando il passaggio di consegne dal dimissionario Carmine Cipriano al nuovo presidente Luca Tamassia.

La protesta dei 14mila regionali e comunali
Una manifestazione in difesa del comparto unico

Di qui la decisione di stringere i tempi: dall’attivo della prossima settimana potrebbe uscire il mandato alle segreterie di chiedere alla Prefettura di avviare il tentativo obbligatorio di conciliazione entro i successivi cinque giorni. Sarebbe l’ultima tappa prima di arrivare alla contestazione, se non appunto allo sciopero. «Nel totale disinteresse dei datori di lavoro - insiste Ferletti -, e in presenza di risparmi che a questo punto sfiorano i 500 milioni di euro, i lavoratori del comparto hanno un contratto non rinnovato dal 2009. Se non si vuole ancora parlare della parte economica, si sarebbe almeno potuto iniziare a discutere degli aspetti giuridici: in ballo ci sono questioni rilevanti come i congedi parentali da poter fruire a ore e la tutela legale dei dipendenti, tutto risolvibile a costo zero».

Dopo di che, altro tema caldo nella “battaglia” sulle Uti, c’è il nodo della mobilità. «Il 15 aprile partono le Unioni - osserva la segretaria della Cgil-Fp - e nulla si sa su come verrà trasferito il personale. Posto che abbiamo consegnato una proposta già l’anno scorso che favorisca spostamenti su criteri oggettivi, l’assessorato regionale è pienamente inadempiente anche su questo».

A Udine, aggiunge Massimo Bevilacqua della Cisl, «decideremo le azioni da intraprendere. Fino allo sciopero, come del resto già accaduto in Lombardia e, tra un mese, anche in Lazio, dato che la situazione è la stessa in tutta Italia». Maurizio Burlo della Uil, d’accordo sullo stato di agitazione, sembra un po’ più prudente: «Lo sciopero costa a lavoratori, ci penseremo».

Non mancherà martedì un richiamo all’autonomia. Se in altre regioni si deve prendere atto dei testi che circolano sul Documento di Economia e Finanza (Def) 2016, dove non compaiono le risorse per i rinnovi contrattali del settore pubblico, ma si prevede solo l’indennità di vacanza contrattuale a partire dal 2019, in Friuli Venezia Giulia, è la certezza del sindacato, la specialità può consentire di sbloccare lo stallo.

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