I 14 giorni senza smartphone dei trenta foulard triestini
TRIESTE Due settimane all’insegna dell’avventura all’aria aperta e senza l’ausilio della tecnologia, anche per riflettere sull’impegno civile e sul proprio ruolo all’interno della società. Dall’1 al 13 agosto, più di quattromila giovani tra i dodici e i sedici anni accompagnati dai loro capi educatori si sono riuniti a Vialfrè, in provincia di Torino, per il Campo nazionale 2018 del Corpo nazionale Giovani esploratori ed esploratrici italiani, l’associazione scout laica in Italia e la più antica esistente.
Tra di loro, anche una trentina di membri del secondo reparto “Fraser” della sezione Cngei di Trieste, guidati dal capo reparto Paolo Blocker. La manifestazione si è tenuta a ben 14 anni di distanza dalla precedente e ha rappresentato il punto d’arrivo di un percorso di progettazione e avvicinamento lungo 3 anni.
Il tema principale era esplicitato dal nome stesso del campo: “C’è avventura”, da vivere attraverso l’utilizzo degli strumenti e delle tecniche tipiche del metodo scout, come l’espressione, il fuochismo, la nautica, l’orientamento, il pionierismo e l’hike. Inoltre, i partecipanti hanno vissuto esperienze di conoscenza di altre realtà sociali (come la Croce Rossa, Libera e l’Arcigay), momenti di apprendimento delle tecniche scout e di riflessione, incentrati in particolare sul rapporto tra la tecnologia e la quotidianità. Infatti, la vita al campo degli scout si è svolta senza l’ausilio della tecnologia, dalla basilare corrente ai dispositivi mobili, come i cellulari che sono stati ritirati all’inizio dell’esperienza e restituiti solo un paio di volte con l’unico scopo di contattare casa.
In merito a quest’ultimo tema, ognuno degli scout al termine del campo ha lasciato una frase con un “hashtag” all’interno di alcune boccette, le quali sono poi state casualmente distribuite tra i partecipanti in vista di una seconda fase che si svolgerà nel mese di settembre, quando i singoli si metteranno in contatto tra loro attraverso i social network per proseguire la discussione.
Il messaggio finale del capo scout, Gianpino Vendola, è stato che l’avventura non la si trova solo nei boschi ma anche nella vita di ogni giorno, e che essa non è frutto dell’improvvisazione bensì di una seria preparazione. Infine, il capo scout si è raccomandato con i presenti di portare con sé i ricordi dell’esperienza e di divulgarla tra i propri amici, parenti e conoscenti.
Così, dopo il loro recente ritorno a Trieste, anche gli scout della sezione “Fraser” hanno voluto condividere alcuni pensieri e opinioni personali sull’esperienza vissuta. «L’avventura non si improvvisa. L’avventura si costruisce e serve per diventare più grandi. Io posso dire che c’ero al Campo nazionale 2018 e sono pronta a testimoniare la mia esperienza a tutti», afferma Francesca. «Un’esperienza ricca di attività meravigliose e di persone diverse ma unite dallo stesso foulard legato al collo», la definisce Giovanni. «Un’esperienza indimenticabile tra attività e legami unici», aggiunge Sara.
«Mi sembra ieri che sono salita su quel pullman che mi ha portato a tredici giorni di avventura - racconta Margherita -, dove ho conosciuto persone fantastiche, visto luoghi mozzafiato ma, soprattutto, dove mi sono divertita e ho fatto nuove esperienze che porterò sempre dentro di me». —
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