GORIZIA Uno-uno-uno: Cecilia Seghizzi compie oggi 111 anni. È lei la decana di Gorizia, dell’Isontino, del Friuli Venezia Giulia e dell’intero Nordest. In Italia soltanto cinque persone possono vantare una maggiore longevità e le supercentenarie sono tutte donne. La più anziana ha 113 anni e vive a Forlì. In Emilia Romagna vive anche la seconda in classifica, ma di anni ne ha “soltanto” 112, come anche la terza. Terza e quarta vivono in Toscana, mentre la quinta vive in Piemonte. Poi, dietro questo gruppo, appena fuori dalla Top5, c’è proprio lei, la “Signora della musica” che, in ogni caso, a Gorizia si trova in buona compagnia: sono 17 gli ultracentenari della città, ma solo tre sono maschi e il più grande fra gli uomini ha “appena” 103 anni. Dietro a Cecilia Seghizzi, in ogni caso, c’è un vuoto anche sul fronte femminile: ci sono due signore di 106 anni e tre di 105. Proprio ieri, a Lucinico, ha spento le 105 candeline, circondata dall’affetto dei suoi cari, Stanislava Rozic, detta Stanka. Oggi, 5 settembre, alle 12, invece, il sindaco Rodolfo Ziberna porterà, insieme all’assessore comunale al Welfare Silvana Romano, un omaggio floreale alla “nonnina” della città.
Il bello di lei è che ha sempre guardato avanti, non accantonando per un attimo la curiosità, l’amore per la vita. No, Cecilia Seghizzi non si è mai lasciata sopraffare da un passato particolarmente lungo. E anche oggi, che di candeline ne spegne 111, c’è da scommettere che rimpianti, rimorsi, ricordi non trovino particolari spazi nella sua giornata, nella sua memoria. Anche perché la signora Cecilia sarà impegnata ad accogliere quanti desiderano festeggiarla. E tra quanti le vogliono bene c’è anche qualche giovane, per il quale rappresenta un esempio da seguire, un modello vero e proprio. Con lei ormai c’è sempre un’assistente. Di casa, infatti, non esce più, ma il suo stato di salute è complessivamente buono, tenendo conto dell’età. Alle pareti, spiccano gli acquerelli da lei dipinti, tra gli scaffali molti libri.
E poi, ovvio, c’è tanta musica in casa Seghizzi, essendo compositrice e didatta. Di più: la musica è una questione di famiglia. Compositore, direttore di coro era suo padre, Cesare Augusto. E compositore era suo marito, Luigi Campolieti. Poi, naturalmente, c’è “la Seghizzi”, l’associazione, presieduta da Italo Montiglio, che annualmente organizza il concorso internazionale di canto corale ed altre iniziative.
La signora Cecilia, tuttavia, non dipinge più, né compone. A dire il vero, non ama neppure festeggiare il compleanno. Probabilmente, con un pizzico di sana, giustificata civetteria, vorrebbe che non se ne parlasse proprio. Ma 111 candeline sono davvero troppo importanti e tanti sono gli acquerelli da lei dipinti, tantissime le note da lei scritte e altrettante le musiche da lei insegnate. Poi, certo, nella biografia della signora Seghizzi non ci sono solo quadri e spartiti: troviamo la passione per le camminate in montagna, per la lettura. Per la vita. Una vita, la sua, non sempre felice. Per esempio, era giovanissima quando visse in prima persona l’esperienza del campo profughi di Wagna. Quanti altri, oggi, possono raccontarla? Peraltro, di cose da dire la signora Cecilia ne avrebbe davvero un’infinità, preferendo però concentrarsi, se proprio dovesse aprire l’album dei ricordi, su quelle belle. Fino a qualche tempo fa amava andare a Grado, d’estate. A prendere il sole. E aveva imparato a usare il computer non propriamente in età adolescenziale. Ecco perché alla signora Cecilia vogliono bene anche i giovani: perché lei la vita l’ha sempre amata, l’ha sempre presa di petto.
Forse, il suo è semplicemente un ottimo carattere. Anche se quale compositrice e pittrice si è sempre dimostrata assai esigente, rigorosa con se stessa. Del resto, il 1908 è stato un grande anno, almeno per la musica. Per citare un nome solo, il 5 aprile nasceva a Salisburgo Herbert von Karajan, direttore tra i più grandi di sempre. La signora Cecilia vedeva quindi i natali esattamente cinque mesi dopo di lui, a Gorizia. Il divino Herbert moriva il 16 luglio del 1989. Se la vita fosse una traguardo, se fosse una corsa a ostacoli dove vince chi il filo di lana lo taglia per ultimo, lei lo avrebbe superato almeno di trent’anni. —