Hotel internazionale a Palazzo Carciotti

Roberto Cosolini lo ha appuntato nell’agenda delle cose da sbrigare in quello che lui auspica essere il “Cosolini I”, avviato a verifica elettorale in giugno: perciò annuncia che il bando di gara per privatizzare la parte posteriore di palazzo Carciotti è imminente. Sul tavolo l’opzione albergo.
Ma il sindaco non vuole ancora sciogliere la riserva sulla modalità tecnico-giuridica attraverso la quale attrezzare il rapporto con i privati che s’impegneranno nella ristrutturazione dei due terzi dell’ampio edificio, voluto a fine ’700 da Demetrio Carciotti e progettato da Matteo Pertsch. Conferma però che sono giunte all’attenzione della municipalità triestina «diverse manifestazioni d’interesse» e che ci sono stati numerosi contatti con imprenditori privati: un operatore alberghiero di vaglia internazionale è tra i soggetti coinvolti nella possibile trasformazione della zona “retro” del Carciotti.
L’obiettivo, riepilogato dal sindaco, è triplice: portare a casa 15 milioni dalla vendita, trovare un investitore privato in grado di interpretare l’intervento all’insegna di un turismo di qualità, “girare” l’incasso sul restauro della parte anteriore che resterà invece nel patrimonio comunale e che avrà una destinazione di carattere culturale. Sul reimpiego dell’incasso c’è tra l’altro l’impegno ufficiale assunto dal primo cittadino in Consiglio comunale dietro sollecitazione delle forze politiche.
Adesso l’amministrazione a guida Cosolini, espletato il monitoraggio delle opportunità, deve stringere i tempi. Sempre aperta, secondo quanto ha riferito Cosolini, la scelta dello strumento, per il quale campeggiano ancora le due ipotesi indicate a luglio dall’assessore competente Andrea Dapretto: project financing o cessione. Lo storico palazzo occupa una vasta area tra Rive, via Genova, via Cassa di risparmio, via Bellini. E’adibito a “contenitore” di uffici comunali ma il prossimo trasloco dei Vigili Urbani all’ex caserma Beleno dovrebbe contribuire a un graduale alleggerimento dei compiti svolti dai quattro corpi che compongono l’edificio.
La parziale vendita del Carciotti, dopo che un po’ di anni si era parlato di un riuso misto tra attività congressuale e allestimento museale, era balzata agli onori delle cronache venerdì 17 dello scorso luglio, quando il Piano delle alienazioni e valorizzazioni comunali approdò in IV commissione consiliare. Si appalesò allora il cambio di opinione maturato all’interno della Giunta comunale, che si orientava verso la vendita dei due terzi dell’immobile e al mantenimento della cosiddetta testata anteriore, ovvero la parte che s’affaccia a mare. In commissione l’accoglienza non fu entusiasta e l’opposizione contestò la scelta dell’amministrazione.
Dapretto motivò la decisione soprattutto con ragioni di ordine economico: il recupero del Carciotti non avrebbe potuto prescindere da una collaborazione tra pubblico e privato, perchè il Comune da solo non sarebbe stato in grado di reggere il peso finanziario di un intervento stimato complessivamente attorno ai 30 milioni e destinato a prolungarsi per parecchi anni. L’eventuale ricorso a risorse statali, regionali, europee non sarebbe stato sufficiente a coprire l’onere del cantiere: necessario dunque - spiegò allora Dapretto - confidare nell’apporto di capitali privati.
Capitali privati di qualità, perchè i vincoli artistico-architettonici vigilati dalla Soprintendenza consiglieranno una progettazione e una destinazione consona a un’area “sensibile” come quella dove è situato il grande palazzo: Dapretto parlò di hotel, piccolo commercio, residenze come punto di caduta della ristrutturazione.
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