#Hope4Kemo, da Sarajevo ad Aviano per salvarsi un’altra volta

Da bambino era stato portato clandestinamente in Italia dai giornalisti Cataldi e Capuozzo. Aveva perso una gamba a 11 mesi sotto un bombardamento serbo

LUBIANA. Tutto ha inizio nel marzo del 1992. Il piccolo Kemal Karic, musulmano, perde una gamba a soli 10 mesi di età. Una granata serba colpisce la sua case e uccide la madre. Il padre disperato si rivolge a due giornalisti italiani, Toni Capuozzo del Tg4 e Anna Cataldi di Panorama. I due, aiutati da un collega del New York Times, riescono a portare il piccolo fuori dalla Bosnia clandestinamente, nascondendolo in un giubbotto anti-proiettili. L’arrivio in auto a Trieste e poi la corsa verso l’ospedale di Pavia che dota il bimbo di una protesi.

Kemal vive in Italia fino all’età di 5 anni, ospite della famiglia Capuozzo, frequentando un asilo italiano. Ma il tribunale decide che Kemal Karic deve tornare in Bosnia, a Sarajevo nel quartiere di Bare, linea del fronte Nord ai tempi della guerra.

Kemal riceve una pensione di invalidità pari a 500 euro al mese, cresce, diventa un mago del pallone al punto che i suoi compagni sostengono che è il migliore nonostante il suo arto artificiale. Ma per Kemal i problemi non sono ancora finiti.

All’età di 23 anni (oggi ne ha 25) gli viene diagnosticato un cancro al testicolo. Viene operato per ben due volte all’ospedale di Sarajevo (da piccolo di operazioni ne ha subite 24 per potergli sistemare la protesi alla gamba) dove, tra l’altro, rischia di perdere un rene. Ma la terribile malattia non arretra. Adesso c’è bisogno di un terzo intervento chirurgico, ma l’ospedale di Sarajevo non è in grado di svolgerlo. Kemal lancia l’allarme al suo padre “adottivo” in Italia e Toni Capuozzo si precipita immediatamente a Sarajevo dove il giovane vive con la nonna di 68 anni, Adila. La situazione è grave. L’intervento deve avvenire prima possibile per avere ancora qualche possibilità per vincere il cancro.

Capuozzo scrive immediatamente una lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin per chiedere il suo placet per il ricovero di Kemal al Cro di Aviano. La risposta del ministro italiano, grazie anche all’opera svolta dalla nostra ambasciata a Sarajevo, è immediata ed è positiva.

Capuozzo prende con sè Kemal e inizia l’ennesimo viaggio della speranza verso Aviano, dove il bosniaco sarà ricoverato domani. «Grazie a tutti dell’aiuto - afferma Capuozzo - soprattutto al ministro Lorenzin che è stata risolutiva per Kemal».

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