“Hope for Football”, il calcio contro la leucemia in Lituania

Il triestino Piciulin in campo per la battaglia della sua vita: «Restituisco il bene che ho ricevuto dal Burlo»

«Ho iniziato per curare il mio passato di ammalato di leucemia; per superare psicologicamente, dopo la malattia, gli otto anni trascorsi dentro e fuori l’ospedale; per la mia grande passione per il calcio e per ridare un po’ del bene che ho ricevuto, specie all’Ospedale Burlo Garofolo». Stefano Piciulin, 39 anni, nato a Trieste con origini friulane e istriane, negli Anni ’70 è stato colpito dalla leucemia linfoblastica: «Sono uno di quel 15% di malati che si salva e lo devo alle lunghe cure dei medici triestini».

Dall’infanzia segnata da quella dura prova, “il film” della vita di Piciulin si srotola velocemente fino a vederlo a Kaunas, seconda città della Lituania, e precisamente dividersi tra un locale adibito a centro di assistenza sociale voluto e finanziato dal sindacato bancari italiano Fabi e la palestra della Kaunas Technology University. «Il centro sociale, dove sono ospite - spiega - accoglie 30 ragazze orfane o in situazioni di disagio mentre nella struttura sportiva organizzo i corsi di calcio per i ragazzini orfani o abbandonati». Sì perché Piciulin ha deciso di coniugare sport e solidarietà creando il proprio progetto “Hope for Football”. «La Lituania - racconta -, Paese di quasi 3 miolioni di abitanti, l’anno scorso aveva il record di suicidi in Europa. Come tante nazioni dell’ex Unione Sovietica presenta un numero tragico di abbandoni di minori: ben 20mila. È in parte il nefasto frutto di una distorta mentalità derivata dal comunismo, in parte la conseguenza di una delle piaghe più diffuse nell’ex Urss, l’abuso di alcol, oltre al risultato di altre cause, anche della povertà. E la forte religiosità cattolica della popolazione non impedisce rapporti precoci o sporadici, dai quali nascono creature a volte molto sfortunate».

Ma perché la Lituania? Non vi è una risposta molto precisa, ma con candore l’accanito calciofilo prova a spiegare: «In Italia un paio d’anni fa per motivi professionali ho conosciuto prima Marius Stankevicius, calciatore della Nazionale lituana in forza alla Lazio, poi il capitano Tomas Danilevicius, anche lui ingaggiato in Italia. Poi prendete ad esempio Kaunas. Una volta il celebre cestista Sabonis mi disse: Kaunas? Basket e mafia». Dopo qualche anno all’Ufficio relazioni pubbliche e marketing dell’Inter a Milano, quindi, il “salto” nel Paese baltico, forte quasi solo del suo entusiasmo e convinto della bontà della “formula” calcio-solidarietà-imprenditoria. Piciulin infatti vorrebbe anche incentivare gli scambi commerciali tra le due nazioni, e in particolare tra la Lituania e il Friuli Venezia Giulia, «terra di varie eccellenze molto spendibili all’estero nonché di valori saldi. E in questi voglio metterci l’aiuto a chi soffre, come è avvenuto nel mio caso tanti anni fa».

Intanto, dopo avere avuto un incontro con il sindaco Cosolini, che ha promesso inetressamento, si dedica al suo progetto, un’impresa certo non facile specie in tempi di crisi economica internazionale.

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