«Ho agito come si doveva e nessuno ha obiettato»
«Lo ripeto: la Soprintendenza ha fatto ciò che doveva fare. Le controdeduzioni all’Anac le avevamo inviate puntualmente ma non mi sembra siano state lette con grande attenzione. Risponderemo ai rilievi, ma dovrà farlo anche la Direzione regionale dei beni culturali che ha responsabilità precise». Maria Giulia Picchione, al telefono, rivendica ancora una volta la correttezza del proprio operato, e anzi addita la Direzione regionale quale “stazione appaltante”, il soggetto giuridico che affida gli appalti pubblici. «Per Palmanova la Soprintendenza aveva ruolo tecnico, c’era pericolo per la pubblica incolumità: abbiamo dovuto intervenire con somma urgenza e lo abbiamo comunicato alla Direzione. Che se aveva qualcosa da dire avrebbe potuto bloccare i lavori», dice Picchione ricordando come in Parlamento pochi giorni fa si sia parlato di Palmanova. Va rilevato che nella sua nota l’Anticorruzione precisa, anche per il «mancato controllo» della Direzione, di non poter avere «contezza dell’evoluzione dei lavori» e ricorda che la Direzione regionale «a causa delle perplessità manifestate» su uno dei due interventi a Palmanova risulta non avere «stipulato il contratto con Lepsa». La soprintendente aggiunge che «l’impresa aveva le caratteristiche» per effettuare i lavori, «e se così non fosse stato avrebbe dovuto rilevarlo la Direzione regionale, da cui tutti gli incarichi mi sono stati conferiti. Quanto agli altri cantieri, il pericolo per l’incolumità pubblica c’era anche a Palazzo Clabassi: lì ci sono persone che lavorano, si riceve il pubblico. I verbali non protocollati? In casi simili non serve. Evidentemente a Roma hanno bisogno di valutare ulteriormente...»
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