«Ho a cuore il partito non la mia poltrona»

Nesladek si sfoga dopo l’assemblea provinciale di venerdì «Pronto a lasciare ma la barca non va lasciata senza timoniere»
Lasorte Trieste 13/08/08 - Muggia - Conferenza Stampa Sindaco Nerio Nesladek
Lasorte Trieste 13/08/08 - Muggia - Conferenza Stampa Sindaco Nerio Nesladek

Dimissioni “sospese”? Nerio Nesladek non ci sta a fare da capro espiatorio del Partito democratico. E, all’indomani dell’assemblea provinciale in cui da più parti è stata avanzata la richiesta di un suo passo indietro, chiarisce una volta di più la sua posizione. Il suo mandato, chiarisce, è a disposizione e le dimissioni possono essere colte in qualsiasi momento. «Una persona perbene ha tra le cose più care l’onore. Io, a torto o a ragione, mi considero una persona perbene - scrive il segretario del Pd, che ha rimesso il mandato all’assemblea -. Faccio il medico, ho fatto il sindaco di Muggia per 10 anni, credo abbastanza bene, ho un lavoro e una famiglia. Come si può pensare che io sia attaccato alle poltrone? Poltrone tra l’altro scomode e che, contrariamente all'immaginario collettivo, non offrono prebende o vantaggi essendo cariche che non sono in alcun modo retribuite. Al contrario, essere segretario provinciale del Pd - prosegue - ha significato per me tempo rubato alla famiglia, energia e risorse dedicate al mio partito ed alla mia gente. Ha significato mettere la mia faccia in piazza, sui giornali e in televisione, anche in momenti difficili, anche quando si è trattato di difendere scelte impopolari».

Un’investitura nata in un momento particolare. «Io ho accettato di diventare segretario provinciale del Partito democratico nel marzo del 2015 perché il mio partito me l'ha chiesto. Ho accettato con spirito di servizio, ben conscio delle difficoltà che avrei dovuto affrontare e dell’incertezza sull’esito della sfida elettorale - spiega l’ex sindaco di Muggia -. Sapevo anche di essere una persona fuori dai giochi, sufficientemente al di sopra delle parti da poter raggiungere uno degli obiettivi più importanti che il partito mi aveva affidato e cioè quello di mantenere l’unità e di rappresentarlo tutto. Questo, e solo questo, ho cercato di fare. Quando si perde è quasi sempre ovvio che si sono commessi degli errori. Ma anche ai più appassionati cercatori del capro espiatorio non può non essere chiaro che la responsabilità è collettiva».

L’analisi non è cambiata. «Molti fattori hanno determinato la sconfitta alle amministrative e tra questi anche certamente gli errori fatti dal sottoscritto - aggiunge il segretario del Pd -. Ma nessuno è esente da responsabilità. Mi sarebbe facile entrare nei dettagli, rispondere punto per punto a tutti i rilievi. Ma sarebbe sterile. Ora invece il mio partito ha bisogno di ritrovare le sue ragioni, di riparlare alla sua base, alle componenti sociali di riferimento, a tutta la società civile». E quindi? «A Trieste abbiamo bisogno di creare una forte e vigile opposizione, pronta al dialogo costruttivo quando verranno fatte proposte che vanno verso il futuro che noi abbiamo immaginato per questa città. Abbiamo bisogno di cambiare passo, di cambiare facce. Questo è il senso della disponibilità a rimettere il mio mandato che ho manifestato all’assemblea, quella stessa che mi ha chiesto di fare il segretario più di un anno fa e che ora è l'unica titolata a farmi ritornare semplice militante. Fatto che per me non sarà certamente un dramma». Il problema vero è individuare un successore. «Non ci devono essere vuoti, però, il momento è estremamente delicato. Deve esserci qualcuno pronto a prendere il timone in mano - conclude Nesladek -. Non si lascia la barca senza timoniere durante una tempesta. Io lo so perché sono uomo di mare». Solo che di “grandi timonieri” non se ne vedono all’orizzonte. (fa.do.)

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