Hera “sposta” l’inceneritore di Trieste

Bologna conferirà l’impianto a una partecipata al 70% dalla società Ambiente e al 30% da AcegasApsAmga
Il termovalorizzatore di Trieste visto dal mare
Il termovalorizzatore di Trieste visto dal mare

Nel bel mezzo del secondo round in commissione consiliare dedicato alle società partecipate dal Comune, dai banchi di una sinistra radicale riottosa e poco incline alle dismissioni di quote pubbliche, piove la classica notizia di giornata. Ne è latore il consigliere di Sel Marino Sossi che, duramente avverso alla ridefinizione del patto sindacale di Hera, cala il carico: i sindacati di categoria sono convocati domani a Bologna, dove la dirigenza di Hera illustrerà loro come intenda scorporare i termovalorizzatori (alias inceneritori) di Trieste e Padova dalla controllata AcegasApsAmga, per conferirli in una società apposita. Tale “newco” verrebbe partecipata al 70% da Hera Ambiente, che già governa l’impiantistica del gruppo per lo specifico comparto, e al 30% da AcegasApsAmga.

Sorpresa in aula, dove i consiglieri-commissari guardano verso l’assessore al Bilancio Matteo Montesano, il quale dice di non saperne alcunchè ma ritiene che comunque il tema non sia pertinente all’ordine del giorno. Chiedono chiarimenti i consiglieri Bertoli (Fi) e Rovis (Ncd). Poi riprende il sopravvento la delibera sul patto sindacale Hera, che sarà discussa in Consiglio domani sera. Interpellata sulla questione, AcegasApsAmga conferma l’intenzione della controllante Hera, assicurando che nulla cambierà per il personale impiegato e per le caratteristiche del servizio reso. E riservandosi di intervenire sul tema in modo più articolato.

La discussione sul rinnovo del patto, che collega i principali Comuni azionisti di Hera, ha confermato ieri gli spunti emersi nella prima riunione di commissione, svoltasi lo scorso giovedì 9. Non dà quartiere la sinistra radicale. Sossi è convinto che il nuovo patto sindacale sancisca la fine del controllo pubblico sui servizi essenziali. Furlanic (Fds) preannuncia un emendamento nel quale chiederà di uscire dal patto e di non toccare il patrimonio azionario, che ammonta a circa 72 milioni di “share” per un controvalore stimabile oggi in oltre 150 milioni di euro. Fortemente critici gli interventi di Giacomelli (Fdi) e di Lobianco (Icl).

Uno dei punti più dibattuti, specialmente dall’opposizione di centrodestra, riguarda i poteri attribuiti al sindaco nella gestione delle azioni “libere” dal vincolo pattizio. Bertoli e Rovis avevano chiesto un parere scritto della segreteria generale riguardo la legittimità del provvedimento, parere che arriverà ai capigruppo prima della seduta di domani sera. Menis (M5s) insiste perchè la delibera espliciti il numero massimo di azioni vendibili durante il 2015. E questo è uno dei passaggi più delicati del confronto, come ha replicato l’assessore Montesano: perchè il volume di azioni, che i Comuni intendono cedere per ottenere risorse da reimpiegare nelle opere pubbliche, sarà gestito da una società fiduciaria, per evitare negativi riverberi sull’andamento del titolo in Borsa. Per il 2015 il Comune avrà a disposizioni 8,5 milioni di azioni “libere”: l’amministrazione ha a disposizione 15 milioni sui 19 necessari per finanziare i cantieri aperti. Ne mancano 4: qualche azione Hera potrebbe fare comodo.

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