«Hera, la maggioranza deve restare pubblica»

Cosolini interviene nel dibattito su una eventuale diluizione delle quote: «Giusto mantenere la situazione attuale»
La sede dell'AcegasAps, società del Gruppo Hera
La sede dell'AcegasAps, società del Gruppo Hera

Cinque milioni di azioni in più spostate fra quelle “intoccabili”, che già erano 58.311.081 come certificato nel Patto di sindacato sottoscritto all’atto della fusione fra Hera e AcegasAps. E quelle “libere”, svincolabili, che scendono sotto quota 8 milioni e ne garantiscono (il titolo l’altro giorno ha chiuso a 1,957) una quindicina al Comune di Trieste attraverso un’ipotetica vendita in caso di necessità. Anche se Roberto Cosolini spera che il 2015 vada, in questo, come il 2014 che si avvia alla chiusura: «Se servirà le useremo, ma speriamo non servano», sintetizza il sindaco. Nell’anno agli sgoccioli non c’è stato bisogno di vendere alcuna quota, grazie agli spazi finanziari liberati dal Patto di stabilità. Da cui dipenderà pure nel prossimo futuro parte della possibilità di manovra del Municipio per opere pubbliche.

Intanto, il Patto di sindacato del Gruppo Hera è stato rinnovato per sei mesi, sino al 30 giugno prossimo: all’interno della governance composta da quasi 200 Comuni (fra cui anche quello triestino), e che oggi detiene il 51% della società, si è già aperto il dibattito relativo a un’eventuale riduzione del controllo della stessa. L’ipotesi circolata nei giorni scorsi parla di una diminuzione sino ad arrivare a quota 35%, con una diluizione delle quote dei Comuni che così potrebbero svincolare denari da investire sul territorio a fronte dei legacci del Patto di stabilità.

Ma l’amministrazione triestina ha mosso quindi un primo passo nella direzione opposta a tale prospettiva, trasferendo cinque milioni di azioni da quelle “libere” alle “bloccate”. E pare che, guardando anche oltre alla scadenza di fine giugno dei vincoli parasociali della multiutility, il sindaco Roberto Cosolini proprio non voglia mollare: «Rimaniamo a favore di un patto maggioritario. Ciò significa - spiega il primo cittadino di Trieste - che a nostro avviso la governance di Hera deve restare pubblica almeno per il 50% più uno».

La discussione non sarà semplice, né breve: entrerà probabilmente nel vivo fra marzo e aprile, per arrivare entro gli ultimi giorni di giugno alla definizione di un nuovo Patto, fumata bianca necessaria per l’azienda guidata dal presidente Tommaso Tomasi di Vignano: «So che da altre parti ci sono punti di vista diversi, che propendono per una partecipazione pubblica al 35% - osserva Cosolini -. Certo, lo so che una società si governa anche con il 15-20% ma ritengo giusto che nulla cambi rispetto alla situazione attuale. Questo - conclude il sindaco - è anche l’orientamento espresso dal Consiglio comunale».

Il confronto verrà portato ancora in seno alle assemblee municipali, considerata l’importanza della posta in palio: come ricordato nei giorni scorsi dall’agenzia di stampa Radiocor, infatti, i livelli di crescita di Hera sono andati via via espandendosi sino ad arrivare a tre miliardi di euro di ricavi nei primi nove mesi dell’anno in corso, un margine operativo lordo di 632,7 milioni (nel confronto con il medesimo periodo del 2013 un confortante +8,9%) e un utile di 124,8 milioni che ha registrato un progresso del 27,3% rispetto all’anno passato.

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