Heinichen: il caso Pollanz? Un giallo tutto da riscrivere

Lo scrittore di noir non mette in croce gli investigatori: «Troppe difficoltà, la vittima non collaborava. Adesso però bisogna frugare nel suo passato»

«É un caso che al momento non sta in piedi, tanto caotico e banale che non si può neanche riscrivere. Bisognerebbe ripartire da zero e concentrarsi direttamente su un secondo volume». Parola di giallista. Lo sostiene con decisione ma anche con il consueto filo di ironia Veit Heinichen. In questo periodo lo scrittore si sente sotto pressione. È a casa, nella sua villa in Costiera, impegnato a mettere la testa dentro un nuovo noir di cui sta costruendo appena le fondamenta. «Sto lavorando, mi tocca, e temevo proprio di ricevere questa telefonata dopo aver letto della riapertura del caso Pollanz», dice ghignando. Heinichen è un divoratore di notizie di cronaca cittadina, la sua voracità rasenta il cannibalismo. Le frulla in quel Bravo Simac che è la sua mente e ce le ritroviamo poi servite e rivisitate nei suoi romanzi.

Accetta di avventurarsi in questo giallo di seconda mano (è la seconda inchiesta) più che altro per una forma di cortesia ma si capisce lontano un miglio che ha la testa altrove, nelle sue storie, nei suoi personaggi. In un commissario Laurenti che sta scappando da Heinichen e da un Heinichen che sta a sua volta scappando dal poliziotto in una sorta di gioco a rimpiattino. «Se il caso Pollanz fosse stato un giallo - osserva - avrebbe ottenuto pessime recensioni o forse non sarebbe nemmeno uscito. Magari l’editore a lato del manoscritto avrebbe scritto "poco credibile"». Com'è poco credibile, anche per la Corte d'Appello di Trieste, il colpevole inchiodato dalla squadra mobile (l’indiano Ashwani Kumar) che poi è stato condannato in primo grado a otto anni per aver tentato di uccidere la donna austriaca appassionata di tango. «E' inutile negarlo, le persone di colore o dell’Est di basso ceto sociale sono più svantaggiate, hanno meno mezzi per difendersi. Dovrebbero fare finta di non aver visto nulla altrimenti rischiano di entrare nella trama del giallo come in questa occasione».

Austriaca accoltellata, le indagini riprendono dalla sua vita privata
Il luogo dell'accoltellamento

Heinichen, che comunque ha un occhio di riguardo per i poliziotti per il supporto che ha avuto quando era perseguitato dal “corvo” (è anche il papà del commissario Proteo Laurenti), non se la sente di censurare l'operato degli investigatori. «Ho piena comprensione per gli inquirenti, si sono trovati di fronte a un'indagine difficile. Se al centro dell'inchiesta ci fosse stata un'italiana sarebbe stato tutto più semplice. Ma la Pollanz è straniera, ci sono problemi di lingua e anche burocratici per la trasmissione delle carte. Poi mi risulta che una volta uscita dall'ospedale sia praticamente sparita. Certo un comportamento strano. Per cui alla squadra mobile non è rimasto in mano che il riconoscimento dell'indiano, e questa alla fine è la base di tutta l'indagine. È quindi normale che l'inchiesta sia proseguita su quel binario...» Ma se fossimo a pagina 150 del giallo come potrebbe andare avanti? «Non si può andare avanti, questa prima parte è stata chiusa così. Bisogna riscriverne uno nuovo per forza di cose. Un libro così sarebbe una grande “cagata” (licenza poetica...ndr). E ridacchia. In realtà la polizia non svolgerà ulteriori accertamenti. Saranno direttamente i giudici d’Appello a fare le necessarie integrazioni sentendo alcuni tesi a suo tempo trascurati.

E il secondo ipotetico romanzo sull’austriaca con la gola tagliata come bisognerebbe impostarlo? «Andrebbe incentrato sulla caccia al vero aggressore, non ho visto le carte processuali ma può essere che l'indiano che è in prigione da due anni non c'entri con questa storia. E questo risvolto del giallo fa paura. Non resta che frugare meglio nella vita privata della vittima, nelle sue amicizie, nei suoi legami. Sfruttando questa pista potrebbe venire fuori un buon giallo e potrebbe regalare qualche sorpresa...». Parola di giallista.

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