«Ha tentato di violentarmi a una festa»

A 15 anni ha tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene dei polsi. Un terribile atto di autolesionismo motivato da disperazione, rabbia e forse anche ingiustificata vergogna provata dopo che un uomo avrebbe tentato, qualche sera prima, nel corso di una festa, alcune pesanti avances. Un quarantenne che ci avrebbe provato in tutti i modi e poi - secondo la denuncia presentata dal padre della ragazza in questura - avrebbe anche tentato di abusare di lei nel corso di quella maledetta serata.
E così, F.G. di 40 anni, è stato iscritto nel registro degli indagati. Il pm Cristina Bacer lo accusa di violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Perché il codice non fa alcuna differenza tra un tentativo e una violenza sessuale consumata. Basta un pesante approccio per parlare di un reato.
L’episodio, tuttavia, è tutto da verificare: ha ancora molti lati oscuri che sono oggetto di indagine. Stando alla denuncia, si sarebbe verificato lo scorso febbraio in occasione di una festa in un circolo locale. Tra i partecipanti c’erano appunto la ragazza che ha 15 anni e anche il quarantenne. La famiglia della ragazza sostiene che l’uomo avrebbe fin da subito tentato in tutti i modi di convincere la minorenne ad avere un rapporto. Prima c’è stato un semplice corteggiamento, quindi le avances e - a quanto pare - anche qualche bicchiere di troppo. L’uomo - stando all’accusa - avrebbe preso per mano la ragazzina allo scopo di portarla in un luogo isolato. Ma tutto, come detto, sarebbe immediatamente finito lì. La parola di lei contro quella di lui, nessun altro elemento. Nessuna testimonianza. Per ora.
Qualche giorno dopo si è verificato il drammatico episodio del tentato suicidio. Il genitori l’hanno trovata con i polsi sanguinanti, tagliati da una lametta. Padre e madre hanno cercato di capire perché era accaduto tutto questo. E soprattutto hanno cercato di comprendere il motivo per cui nella mente della ragazza era scattato il devastante meccanismo di volersi togliere la vita a 15 anni. Cosa era successo? Dopo qualche giorno - sempre secondo la denuncia - la giovane ha rivelato ai genitori con rabbia e imbarazzo quello che, secondo lei, era accaduto durante la festa. L’incontro, le avances e il tentativo. Insomma, il motivo della sua profonda angoscia.
A questo punto il padre si è presentato in questura con la figlia e ha dettato la denuncia-querela che poi ha firmato il giorno seguente. Ed è stato questo atto che appunto ha innescato l’iter giudiziario.
Al momento - da quanto appreso - l’unico elemento concreto d’accusa è costituito dalla denuncia-querela. Perché la vittima di questa vicenda non è ancora stata sentita dal sostituto procuratore Cristina Bacer, il magistrato titolare della delicata indagine. Il motivo è che la ragazza - forse anche a causa dell’accaduto o forse anche di una difficile situazione psicologica pregressa - non sta bene. E, stando a quanto riferito dagli investigatori al pm, non sarebbe appunto in grado di sopportare dal punto di vista psicologico il trauma di un interrogatorio anche se gestito da esperti. Un impedimento che non gioca di sicuro a favore dell’accusato perché si allungano i tempi.
A questo punto l’unico atto tecnico formalmente “dovuto” (secondo il codice) da parte del pm Bacer è stato quello di iscrivere il nome di F.G. nel registro degli indagati per un’accusa - bisogna sottolinearlo - al momento tutta da dimostrare. Quella di violenza a una minorenne.
«È solo un equivoco», si difende lui al telefono. «È vero, ero alla festa, ci sono stati dei balli, ma mai e poi mai avrei tentato un approccio con una ragazzina. Non c’è stata nessuna avance. Posso dire che la conosco da oltre un anno perché frequentavamo lo stesso circolo. Le indagini dimostreranno la mia totale estraneità. Se la polizia interrogherà chi era alla festa ne avrà la conferma. Mi dispiace se la ragazza sta male». L’uomo non ha precendenti penali. Restano, però, quelle carte in mano al pm Cristina Bacer.
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