Guida alcolica, Franco Rotelli patteggia 93 ore di lavori sociali

Chiuso il processo al consigliere regionale Pd e medico psichiatra denunciato due anni fa dai carabinieri per il rifiuto di sottoporsi all’alcoltest
Franco Rotelli
Franco Rotelli

TRIESTE A uno dei più grandi discepoli di Basaglia, a uno che ha fatto del welfare una ragione di vita, e di professione, 93 ore di cosiddetti lavori sociali non potranno di certo generare scompiglio interiore. C’è da scommetterci, invece, che a dargli fastidio, piuttosto, sarà la consapevolezza di rischiare di essere dipinto alla stregua di Berlusconi, col quale nulla ha effettivamente in comune ed è presumibile che nulla neanche voglia averne. Franco Rotelli, il settantatreenne consigliere regionale del Pd che viene da ruoli apicali nella sanità pubblica triestina, non avrebbe potuto mai immaginare che il rifiuto di sottoporsi all’alcoltest davanti ai carabinieri che l’avevano fermato al volante della sua auto in città per un controllo, alla fine di una serata “x” di fine 2013, avrebbe avuto come conseguenza prima una denuncia, poi un processo e infine qualche fin troppo facile ironia.

Un calice amaro da sorseggiare pian piano per due anni, dunque. Un calice di cui rimane ora il retrogusto anche se, in realtà, è già passato per la lavastoviglie, sgrassato e profumato, quantomeno per la legge, davanti alla quale Rotelli resta per questo immacolato. Ieri mattina, infatti, il giudice monocratico Pietro Leanza ha messo la parola fine al processo per presunta guida in stato di ebbrezza e per il rifiuto del controllo del tasso alcolico a carico del politico lombardo d’origine e triestino d’adozione. Il magistrato ha in pratica ratificato una particolare tipologia di patteggiamento, consentita dalla norma in questo caso, che estingue il reato e non prevede l’applicazione di una vera e propria pena, che viene appunto convertita in una serie di ore sostitutive di lavori di pubblica utilità.

Rifiuta di sottoporsi all’alcoltest: Rotelli denunciato
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Il difensore di fiducia di Rotelli, l’avvocato Giovanni Borgna - ieri rappresentato in aula dalla collega di studio, l’avvocato Ornella Stradaioli - e il pm Giorgio Milillo, titolare del fascicolo d’indagine innescato dalla denuncia dei carabinieri, sono arrivati a un’intesa, codici alla mano, di 93 ore. Dove, come e quando spetterà dirlo ai Servizi sociali, in una sorta di sottile cerchio che si chiude, se è vero che Rotelli - come si legge sul sito del Consiglio regionale - «dal 1980 ha diretto i Servizi psichiatrici di Trieste per quindici anni. Dal 1998 al 2001 è stato quindi direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trieste, poi di Caserta dal 2001 al 2004 e di nuovo di Trieste dal 2004 al 2010». E, aggiungiamo noi, è stato primario consulente del governo regionale Illy a metà anni Duemila per la riforma del welfare. Nonché è, oggi, presidente della Commissione dello stesso Consiglio regionale competente in materia di Sanità e, toh, chi si rivede, Servizi sociali. Certamente non si sentirà un pesce fuor d’acqua, insomma. Altro che Berlusconi.

La differenza tra l’esponente del Pd e il leader di Forza Italia sta pure, e ci mancherebbe, pure nel reato contestato. Silvio era finito tra i malati di Alzheimer di Cesano Boscone dopo una condanna per frode fiscale. Rotelli semplicemente per aver detto no ai militari dell’Arma (che l’avevano fermato in zona San Giusto e invitato a “soffiare”) salvo poi ripensarci e offrirsi di farlo quando però i carabinieri sostenevano fosse già passato troppo tempo.

«Quella notte avevo accompagnato a casa un amico dopo una cena», aveva spiegato le sue ragioni sul Piccolo l’ex supermanager della sanità a inizio 2014: «Ho chiesto di avere spiegazioni su cosa succede nel caso una persona abbia bevuto due bicchieri visto che ho sentito cose terrificanti su questi aggeggi (l’etilometro, ndr). Non mi sono rifiutato di sostenere l’accertamento tecnico e non ero affatto ubriaco. Avevo gli occhi arrossati perché era l’una di notte», aveva aggiunto a proposito del verbale dei carabinieri, in cui invece erano stati evocati, tra i segni sospetti, gli “occhi lucidi”.

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