“Guerra” sull’eredità Hack Badante a rischio processo
Chiuse le indagini su Tatjana Gjerco accusata di circonvenzione di incapace Per il pm Frezza avrebbe approfittato della malattia del marito dell’astrofisica
Circonvenzione di incapace. È l’accusa mossa a Tatjana Gjerco, 62 anni, la badante che ha accudito per anni Margherita Hack e il marito Aldo de Rosa, diventando poi erede dell’intero patrimonio della coppia.
A puntare il dito contro Gjerco è il pm Federico Frezza che ha chiuso le indagini sulla complessa vicenda dell’eredità dell’astrofisica e del marito, morti rispettivamente il 29 giugno 2013 e il 26 settembre 2014 e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio della badante e amica di “Marghe”. Per il pm - che si è avvalso della consulenza tecnica di uno psichiatra, incaricato di valutare seppur indirettamente le reali condizioni del marito di Margherita Hack nel momento in cui aveva scritto su un foglio di carta bianca il suo testamento, escludendo il fratello Athos, legittimo erede -, non c’è dubbio. De Rosa è stato raggirato e ne ha beneficiato la badante.
Si legge in quel foglio: «Aldo de Rosa nato a Firenze il 20 luglio 1920. Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Gjerco». Ma - e questo è uno degli elementi dell’inchiesta - la casa di via del Pratello 8 a Roiano, in verità, era stata intestata alla badante ancor prima che Aldo de Rosa morisse.
Le accuse ipotizzate dal pm Frezza sono chiare e circostanziate. Nel capo d’imputazione le condizioni di de Rosa vengono descritte come «decadimento cognitivo in probabile demenza, lacune mnemoniche, perdita di autonomia fino alla totale dipendenza da terzi per lo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. Alterazione delle funzioni cognitive già molti anni prima dei fatti. Demenza arterioschlerotica». Insomma, le condizioni ideali per chiunque tentasse di approfittare di lui.
Paolo Pacileo, il difensore di Tatjana Gjerco - che attualmente si trova a Chicago, negli Stati Uniti, dove lavora la figlia Eda, astro della matematica applicata scoperta proprio da Margherita Hack -, su questo caso non rilascia dichiarazioni. Restano le sue parole prunciate nell’ottobre del 2015. «Noi - aveva detto allora, riferendosi alla parallela vicenda civile - abbiamo un certificato che stabilisce che l’unica erede è la signora Gjerco. Di fronte a un’eventuale causa, ci muoveremo in qualità di eredi».
Insomma la vicenda dell’eredità del marito di Margherita Hack è inevitabilmente destinata a evolversi in tribunale. Sia civile sia penale. Un vero e proprio ginepraio che è nato da tre testamenti scritti a mano. I primi due dall’astrofisica e il terzo vergato dal marito. E nel mezzo il lascito alle associazioni animaliste che Margherita Hack amava profondamente: l'Astad, il gattile e l'Enpa. «A ognuna di queste reatà vanno 20mila euro», aveva scritto Marghe. Briciole in confronto del patrimonio complessivo di oltre 500mila euro lasciato dall’astrofisica. Ma quei soldi non sono stati elargiti secondo la volontà della signora delle stelle. Sono finiti, assieme all’appartamento, a Tatjana Gjergo, l’amica-badante che aveva assistito prima i due coniugi e poi il marito, infermo, malato di Alzheimer. Così aveva infatti deciso il marito Aldo De Rosa nel suo testamento scritto il 5 luglio 2103, a sei giorni dalla morte della sua Margherita.
La prima data di questa ingarbugliata vicenda risale a molto tempo prima: al 29 agosto 2003. Quel giorno Margerita Hack aveva scritto a mano su carta intestata del dipartimento di fisica dell'Università le sue ultime volontà. Lo aveva fatto dieci anni prima della sua morte. «Lascio - si legge - la parte disponibile dei miei beni a Aldo De Rosa con l’onere di investirli in titoli di Stato a scadenza ultradecennale da scegliersi fra quelli a miglior reddito a cura dell’esecutore testamentario che nomino nella persona dell’avvocato Massimo Cerisola. Detti titoli, finché Aldo vivrà, non potranno essere venduti se non per reali esigenze relative alla sua cura ed assistenza e solo con il consenso dell'esecutore testamentario». Poi il 28 febbraio 2011 ha scritto la seconda parte: «Lascio a mio marito Aldo l’usufrutto generale vitalizio su tutto il patrimonio mobiliare (in comunione dei beni) e immobiliare (solo la mia proprietà) nonché la piena proprietà dei depositi di denaro. Dopo la nostra morte i depositi ammontanti a circa 500mila euro andranno lasciati alle seguenti persone e famiglie ed enti: l'Astad, il gattile, l'Enpa...». A seguire l’astrofisica citava anche alcuni amici e poi l’amica badante Tatiana, donandole 100mila euro e la casa di via Portello 8, indicando espressamente il momento dell’esecuzione: «alla morte mia e di Aldo». Infine Hack - in questa lettera - aveva anche precisato che «le somme rimanenti andranno divise in parti uguali fra gli enti e le persone sopracitate» e che «i beni minori, libri non catalogati e riviste, dovranno finire alla biblioteca comunale, a cui vanno già tutti i libri catalogati».
I due documenti erano stati consegnati il 15 luglio 2013 al notaio Camillo Giordano proprio dall’amica e badante Tatjana. Che, quattordici mesi dopo, era tornata dallo stesso notaio al quale aveva consegnato il testamento con le volontà di Aldo De Rosa. Quello in cui si legge: «Aldo de Rosa nato a Firenze il 20 luglio 1920. Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Tatjana Gjerco». Così in breve la badante che ha accudito e il marito è diventata proprietaria dell’intero patrimonio di Margherita Hack e Aldo de Rosa. Ora il pm Frezza la accusa di circonvenzione di incapace in danno di Athos de Rosa, il fratello di Aldo.
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