Guerra su Facebook per i "bangla"

Sul socialnetwork si scatena la polemica su Piazza della Repubblica
MONFALCONE. La ”piazza dei bangla” divide Monfalcone su Facebook. A colpi di accuse di razzismo e controaccuse di eccessivo lassismo. Un dibattito che coinvolge ormai quasi duemila persone: 1030 i fan messi assieme da ”Monfalcone pulita, piazza vecchia e senza bangla”, la pagina polemica che ha aperto il dibattito sul web, alla quale è stata subito appiccicata l’etichetta di razzista soprattutto per i toni di alcuni interventi. E 818 i membri della pagina antagonista, ”Monfalcone pulita nei cervelli”, che si definisce ”gruppo di resistenza civile per chi vuole pensare alla Monfalcone di domani e non a quella di ieri”, messo in piedi da Arturo Bertoli, ex consigliere dei verdi e dei Cittadini di Monfalcone, ormai lontano dalla politica attiva. E proprio oggi, al Centro giovani, Bertoli e amici si incontreranno nella prima convention per conoscersi e dibattere il tema della ”deriva razzista” contro una comunità pacifica e lavoratrice in cui la città rischia di precipitare.


Al centro della polemica a distanza c’è piazza della Repubblica - quella rinnovata tre anni fa - che è diventata il centro di ritrovo della comunità bengalese cittadina. Secondo il fondatore di ”Monfalcone pulita, piazza vecchia e senza bangla”, l’obiettivo iniziale era una critica alla nuova piazza: sporca e disordinata, diventata il punto di ritrovo di tanti stranieri. Al via del dibattito però i toni razzisti non si sono fatti attendere. Gli ultimi di questi giorni. Livio: «Ciò che sta avvenendo si commenta da solo. Vedrete in futuro le conseguenze di tanta tolleranza, sulla vostra pelle non sulle vostre parole. Grazie politici monfalconesi». Gigi: «Ma perchè una buona volta non andiamo a dirglielo ai nostri politici e agli imprenditori». Molto attivi soprattutto gli studenti, i liceali, ma anche chi è critico verso le posizioni più estreme.


Proprio i liceali, gli altri, sono diventati lo zoccolo duro del gruppo antagonista ”Monfalcone pulita nei cervelli”. Che in poche settimane è riuscito a raccogliere un bottino di fans quasi pari a quello avversario. Molto più ”alto” il tono del dibattito. Che non manca di trattare il caso Luise, l’assessore alla Sicurezza dimissionario. Scrive Bertoli: «L’assessore Luise se ne va. Non è riuscito a garantire la sicurezza a Monfalcone che voleva ottenere con le sue ordinanze su bici, sputi e accattoni. La notizia è fresca e io mi sento più insicuro: cosa faccio adesso se vedo una bici appoggiata al muro, se incontro un francese (sputacchiano mentre parlano...) o se qualcuno allunga una mano e mi chiede un euro?». Replica Fabio: «Penso che non sia stato il senso del dovere a muovere Luise. Immagino una sua nuova collocazione che gli offre il massimo dei ruoli ricopribili a Monfalcone».


Ma spazio viene dato anche alla questione moschea e alla raccolta di firme promossa dalla Lega. C’è chi propone una contromanifestazione, che non c’è stata, altri che si appellano alla tolleranza. Silvia: «Sono convinta che la tolleranza sia uno degli ingredienti della nostra libertà e che il pensiero leghista sia quanto di più ottuso. Questi banchetti nascono con intenzione primaria di creare tensione e discordia».


Ma è sulla difesa diretta dei diritti degli immigrati del Bangladesh che il dibattito si accende. Un’altra Silvia: «I bengalesi sono persone di un’altra etnia che cercano di rifarsi una vita. Probabilmente qualcuno non sa che cinquant’anni fa eravamo noi italiani a fare gli immigrati fino alle coste dell’Australia. Ci chiamavano sporchi italiani e le condizioni di vita erano indecenti. Ma non abbiamo ancora capito niente?».


Insomma, dibattito aperto e contrapposizione sempre più netta. E il caso - quello della ”piazza dei bangla” - intanto è finito sulla stampa nazionale e sulla Rai.

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