Guerra in Ucraina, Italia in pressing per i Balcani nell’Ue
Di Maio: priorità acuita dal conflitto
Draghi riceve il premier di Skopje
TRIESTE L’allargamento dell’Unione europea ai Balcani? Una questione prioritaria per l’Italia, soprattutto alla luce dell’aggressione russa all’Ucraina, per la sicurezza e la stabilità dell’Europa tutta. È il messaggio lanciato ieri sia dal premier Mario Draghi, in un incontro col primo ministro macedone Dimitar Kovacevski, sia dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal suo omologo croato, Gordan Grlić Radman, a Roma per la quinta riunione plenaria del Comitato di coordinamento dei ministri Italia-Croazia.
Al centro dei colloqui fra Draghi e Kovacevski - ha reso noto Palazzo Chigi - il processo di allargamento dell’Ue ai Paesi dei Balcani occidentali con particolare riferimento alla Macedonia del Nord, alla situazione in Ucraina e all’ulteriore rafforzamento della cooperazione bilaterale. E anche al vertice alla Farnesina i temi di Ucraina, energia, zone economiche esclusive in Adriatico hanno avuto peso rilevante, così come quello dell’allargamento, il cui iter è in stallo da anni. Il processo va fatto ripartire prima che sia troppo tardi. Zagabria e Roma condividono così «l’esigenza di rilanciare il processo di allargamento dell'Ue ai Balcani occidentali, priorità resa ancora più urgente dal conflitto in Ucraina»; è «fondamentale dare concretezza a questa prospettiva per la stessa credibilità dell’Ue», ha detto Di Maio in conferenza stampa a fine vertice. Inglobare i Paesi balcanici ancora fuori dall’Ue, ha aggiunto, è «la strada maestra per la definitiva stabilizzazione di questa regione strategica per i nostri due Paesi».
La linea, ribadita da Di Maio e Draghi, pare quasi pienamente condivisa dalla Croazia, soprattutto tenuto conto dei «rischi di destabilizzazione» dei Balcani in questi tempi di conflitto, ha detto Grlić Radman. La soluzione è una chiara «prospettiva europea», soprattutto per i Paesi più a rischio, come la Bosnia-Erzegovina, Paese «disfunzionale» dove è urgentissimo lavorare a «un processo elettorale equo e a una modifica della legge elettorale», ha detto il ministro croato. E poi ci sono Albania e Macedonia del Nord, con cui l’Ue deve «al più presto» aprire i negoziati di adesione, è la posizione di Grlic Radman, resa pubblica già dopo la sessione del comitato di coordinamento.
Ma c’è anche la Serbia, vista con assai meno favore da Zagabria. Per fare passi avanti la Serbia dovrebbe fare «chiari progressi verso la compatibilità» con la politica di sicurezza Ue, «condannare chiaramente l’aggressione russa», fare progressi nello stato di diritto, nel tema «delle persone scomparse», smetterla «con la glorificazione di crimini di guerra», le durissime parole di Grlić Radman. Di tenore opposto quelle riservate all’Italia, con cui ieri si è chiuso un accordo «storico», «pietra fondante» delle nostre relazioni, lo ha definito il ministro croato. È quello per la delimitazione delle rispettive “Zone economiche esclusive” (Zee) in Adriatico e per la gestione delle risorse del mare condiviso: «Abbiamo aperto una nuova pagina nei rapporti», ha commentato Di Maio confermando il coinvolgimento della Slovenia nella cooperazione trilaterale.
Ma è soprattutto con Zagabria che si faranno ulteriori passi avanti. L’Italia ha per obiettivo strategico «eliminare al più presto la dipendenza dell'Ue dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russo», ha detto Di Maio. E la «collaborazione con la Croazia», Paese importante per quanto riguarda ad esempio il gas liquefatto, «presenta un grande potenziale che ci aiuterà a raggiungere tale obiettivo».
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