Guerra di perizie sul motoscafo killer
SEBENICO. Il commento più azzeccato lo si è avuto ieri da Federico Salpietro, 28 anni, designer di moda e figlio dei due velisti padovani, Francesco Salpietro e Marinelda Patella, uccisi il 16 agosto 2011 dal motoscafo guidato dal tycoon zagabrese Tomislav Horvatin›i„, 66 anni, sotto processo a Sebenico.
«Sono molto deluso – ha detto ai giornalisti dopo la conclusione dell’udienza al tribunale regionale di Sebenico – sono ormai 14 volte che sono venuto in questa città dalmata e l’impressione è che il processo andrà ancora avanti per molto tempo. Ho il pieno rispetto della corte, del tribunale sebenzano, ma personalmente non ho più dubbi in proposito. Mio padre era un esperto diportista, sapeva a memoria le regole della navigazione. L’assassino è qui, a pochi passi da me».
Salpietro ha indicato Horvatin›i„, ritenendolo l’uomo il cui comportamento in mare aveva provocato la tragedia di quasi tre anni fa nelle acque a meridione di Capocesto (Primošten), nella regione di Sebenico.
A due mesi di distanza, a Sebenico è ripreso il procedimento a carico di Horvatin›i„, accusato della tragica morte della coppia veneta. L’ultima udienza, lo scorso 19 dicembre, aveva visto due periti medici, la radiologa Kristin Poto›ki e la neurologa Vesna Šeri„, asserire che non si poteva confermare né smentire che Horvatin›i„, alla guida del motoscafo Santa Marina, fosse svenuto qualche istante prima della collisione con la barca a vela Santa Pazienza, impatto che aveva visto i due diportisti italiani uccisi all’ istante.
Ieri a presentarsi di fronte alla presidente della corte, giudice Maja Šupe, è stato il perito per il traffico marittimo, Ratko Marinovi„, soffermatosi sulla simulazione dell’incidente, formulata dalla facoltà fiumana di Marineria. In base a tale ricostruzione, che è a vantaggio di Horvatin›i„, l’imbarcazione italiana avrebbe virato a destra poco prima della collisione. «Non lo avesse fatto – ha dichiarato Marinovi„ – le due unità avrebbero evitato lo scontro, passando ad una distanza di 6 metri l’una dall’altra, che resta tuttavia una distanza critica e pericolosa nella navigazione».
Dopo Marinovi„, a esporre le perizie sono stati due esperti, Makijani„ e Radunovi„, che hanno in pratica smentito il loro collega. «Nonostante il cambiamento di rotta da parte del diportista italiano – hanno rilevato in coro – l’impatto sarebbe comunque avvenuto. La virata andava sicuramente fatta, ma molto prima».
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