Guerra dell’Imu in Cassazione, il Municipio di Trieste “batte” Pacorini
Dopo Billitz un’altra importante realtà perde il ricorso sul pagamento del tributo. La conferma dell’orientamento porterà oltre 5 milioni nelle casse comunali
Lasorte Trieste 13/06/17 - Porto, Magazzino Pacorini, Caffè
TRIESTE La Cassazione dà nuovamente ragione al Comune sul delicato e controverso dossier dell’Imu che le imprese debbono pagare sugli immobili a esse dati in concessione in porto. In primavera la Suprema Corte aveva accolto le ragioni della civica amministrazione nel contenzioso con la Billitz e pochi giorni fa ha ribadito questo orientamento su un ricorso presentato dal gruppo Pacorini. La notizia era apparsa sul sito “Ship2Shore” e ieri è stata confermata dagli uffici tributari del Municipio.
Non si tratta certamente di un semplice punto d’onore giuridico: se il Comune continuerà a mietere successi nelle sedi giudiziarie tributarie (commissione provinciale, commissione regionale, Cassazione sono i vari gradi da affrontare), potrà incassare oltre 5 milioni di euro di gettito Imu prodotto da magazzini, hangar che l’Autorità portuale ha dato in concessione agli operatori dello scalo. Il mondo delle imprese non ha accettato l’imposizione del balzello e l’elenco dei ricorrenti è molto ben fornito: Tmt (Molo VII), Italia marittima, Steinweg-GmT, Silocaf e Santandrea (Pacorini), Romani, Billitz, Grandi Molini, Parisi, Samer ... Quasi tutte le maggiori aziende, che a vario titolo lavorano all’interno dei recinti portuali, hanno impugnato gli accertamenti eseguiti dal Comune, a partire dal 2007 sulla base della legge 388/2000. Legge che include i concessionari di beni demaniali tra i soggetti passivi dell’imposta. La battaglia si è accesa sulle classificazioni catastali, perché se un bene è in classe “D” (trasformazione e stoccaggio delle merci) deve pagare l’Imu, se invece è rubricato in classe “E” (carico/scarico merci) ne è esente.
Il contenzioso, che si trascina da anni attraversando le giunte Cosolini e Dipiazza, ha preso origine da Genova e si è allargato ad altri porti, tra cui Trieste. Il Comune ha affidato il patrocinio allo studio di Viktor Uckmar, il tributarista scomparso tre anni fa, che finora l’ha spuntata. Sulla questione si era espressa anche l’Associazione spedizionieri, che aveva obiettato, in base all’Allegato VIII del Trattato di pace parigino del 1947, come il Comune, poiché non eroga alcun servizio a supporto delle attività portuali, non ha conseguentemente diritto a esigere alcun tributo.
L’Autorità portuale non è entusiasta di questa vertenza, che evidentemente non giova all’imprenditore. La querelle - precisano dal Comune - non dovrebbe durare ancora a lungo, perché dal prossimo anno chi utilizzerà gli edifici in concessione esclusivamente per le attività portuali (quindi non per quelle merci che arrivino in treno), non dovrà più soggiacere all’Imu. Ma l’Autorità dovrà argomentare caratteristiche e requisiti concessori. —
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