Guerra degli ormeggi, la mossa dei circoli. E c’è lo spettro revoca delle concessioni
TRIESTE L’accelerazione da parte dell’Agenzia delle Entrate sull’accatastamento dei pontili, con la scure di provvedimenti d’ufficio e multe fino a 8 mila euro per chi non si allinea entro poche settimane, sta costringendo le associazioni diportistiche e le società nautiche a prendere una rapida decisione sul da farsi. Inoltre, emergono forti perplessità sulle conseguenze di un accatastamento dei pontili da parte del Fisco in una categoria che li classifichi come fabbricati adibiti a un’attività commerciale.
Lo scorso lunedì sera, una quindicina di associazioni sportivo dilettantistiche (asd) che hanno in concessione specchi acquei dove sono posizionati i pontili, si sono riunite per confrontarsi con i professionisti che le hanno seguite in questo percorso avviato dal Fisco solo a Trieste e che, se dovesse essere portato a termine, creerebbe un precedente che fa paura alle federazioni, ai marina e ai circoli di tutta Italia. «Accatastiamo i pontili indicando come classe quella che fa riferimento alle costruzioni galleggianti, la D9 – ha deciso la stragrande maggioranza dei presenti alla riunione –, se poi l’Agenzia delle Entrate, come prevedibile, modificherà la categoria classificandoli in D8, ritenendo quelle siano strutture con destinazione commerciale quindi con fini di lucro, faremo ricorso alla commissione tributaria».
Una decisione presa in extremis dalle realtà che non hanno ancora provveduto all’accatastamento, che mira a evitare la sanzione e un provvedimento d’ufficio che poi non lascerebbe spazi a un ricorso in commissione tributaria. Non sembrano esserci altre vie d’uscita. Ci sono asd che tra consulenze dei legali, dei commercialisti e dei tecnici incaricati e l’intero iter spenderanno oltre 9 mila euro. Nell’analizzare le conseguenze che potrebbe comportare l’accatastamento dei pontili in una categoria “commerciale”, l’avvocato Paolo Volli – che sta affiancando molte asd in questa vicenda – valuta che «l’ente che ha assentito le concessioni per quei pontili, potrebbe ritenere non sussistano più le condizioni di legge per una riduzione del canone prevista a favore delle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni, pretendendo non solo il canone pieno ma anche 5 anni di arretrati». Un salasso, dunque, che non consentirebbe alla maggior parte delle asd di mantenere quelle concessioni.
Non solo, «se il pontile viene riconosciuto come una struttura con fini commerciali – spiega Volli –, il concedente potrebbe revocare la concessione e metterla a gara e, a quel punto, chi più offre vince, a discapito dei piccoli sodalizi. Inoltre – conclude il legale –, nel caso, c’è pure il rischio che l’associazione sportivo dilettantistica venga equiparata a un ente commerciale che, quindi, necessita di partita iva e di una contabilità come una qualsiasi realtà commerciale. Sarebbe un disastro». —
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