Guerra degli ormeggi. I circoli nautici perdono il round bis con il Fisco
TRIESTE Roma spegne le speranze delle associazioni diportistiche e delle società nautiche cittadine che, fino all’ultimo, hanno sperato in un ripensamento sulla questione dell’accatastamento dei pontili. Pontili che, come noto, il Fisco vuole equiparare di fatto a beni immobili come appartamenti e garage, con quello che ne consegue in termini di applicazioni di tasse e imposte.
L’ultima doccia fredda è arrivata dal recente incontro organizzato nella sede della Direzione generale del Catasto e dei Servizi tecnici e erariali a Roma. Il faccia a faccia ha confermato la volontà del Fisco di proseguire su quella rotta. Niente dietrofront, quindi. Al contrario la conferma che la direzione intrapresa dall’Agenzia delle Entrate di Trieste - prima in Italia a muoversi in tal senso -, verrà a ruota adottata anche in tutte le altre sedi provinciali. Dunque, il capoluogo giuliano farà suo malgrado da apripista, dando avvio un terremoto che farà presto tremare anche il resto della regione e del Paese.
Alla riunione romana hanno partecipato l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, il geometra Gianfranco Tattoni in rappresentanza delle realtà che operano nella Sacchetta, e l'avvocato della Federazione italiana della Vela, Alberto Volandri. Tutti hanno espresso forti perplessità sulla normativa in generale, ma anche in merito alla categoria catastale che l’Agenzia delle Entrate intende imporre. Il Fisco prevede infatti una classificazione dei pontili galleggianti in categoria D8, vale a dire quella delle attività con destinazione commerciale, e non in quella relativa ai beni senza fine di lucro.
Il rischio che ne potrebbe derivare per le tante associazioni sportive dilettantistiche che hanno in concessione gli specchi acquei, è di pagare una valanga di tributi, perdere la qualifica di attività “sportivo dilettantistiche” che consente loro di beneficiare delle agevolazioni per il canone di concessione demaniale, e di quelle previste dalla legge Pescante.
Ma su questo ultimo punto, sulla natura del concessionario, è emerso che la scelta dell'Agenzia delle Entrate sulle categorie di accatastamento è dettata unicamente da criteri oggettivi sulla natura dell'immobile, e non su quella dell’attività degli utilizzatori.
A conferma di questo è stato portato il recente caso di un’agenzia assicurativa di Trieste subentrata ad una salumeria nella conduzione di un foro commerciale. Riaccatastando quell’immobile come studio privato, i proprietari si sono visti negare la possibilità in quanto per l’Agenzia delle Entrate quello resta un foro commerciale, indipendentemente dall’attività che viene svolta al suo interno. Da questo indirizzo dell’Agenzia deriva che l'accatastamento non esprime un giudizio in merito al conduttore di un immobile o, come nel caso dei pontili, del concessionario. Una consolazione, seppur magra, per le asd che potrebbero quindi sfruttare tale orientamento anche in previsione di un rinnovo delle concessioni. Per questo è stato avanzata all'Agenzia delle Entrate una richiesta di parere-interpello, da usare come scudo di fronte a possibili rivendicazioni da parte del Comune o di altri enti. —
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