Guerra con Lippi, Bandelli minaccia le dimissioni

Urla e parole pesanti in giunta. Dipiazza impone la tregua: «Rispettate le deleghe»
di Matteo Unterweger
Tensione alle stelle, urla e parole pesanti, qualche sorriso di circostanza e voci di dimissioni non confermate. La giornata degli «assessori contro», della resa dei conti fra Paris Lippi e Franco Bandelli si è consumata così: prima all’interno della sala giunta del Comune in largo Granatieri, poi al bar e infine ognuno per conto suo. Visibilità, poltrone in Regione e in municipio, schieramenti e divisioni interne allo stesso partito, Alleanza nazionale, e ambizioni future: un mix esplosivo per un feeling che fra i due manca da tempo, nonostante le smentite di facciata. Alla fine è tregua, ma armata.


IL CONFRONTO
Una frattura fra le persone, ma anche una spaccatura che rischia di diventare una crepa profonda nel centrodestra che amministra la città. Ad arbitrare in modo imparziale il confronto, l’unico direttore di gara possibile, Roberto Dipiazza, che ha ammonito indirettamente l’assessore ai Lavori pubblici: «Ognuno rispetti le sue deleghe», ha detto con fermezza il sindaco davanti ai suoi assessori, schierati quasi al gran completo (unico assente il titolare della delega alla Cultura, Massimo Greco) per la riunione settimanale di giunta. Un cartellino giallo condito da un richiamo generale: «Non voglio che questo genere di caos venga fuori sui giornali. Certi problemi vanno discussi internamente». Il suo intervento è durato lo spazio di mezz’ora, nulla più, giusto il tempo di scorrere anche gli altri punti all’ordine del giorno.


I COMMENTI
Assieme a lui, ha lasciato la sala l’assessore alle Finanze, Giovanni Battista Ravidà: «Sono una persona per la quale nel lavoro contano i numeri, quindi me ne vado via...». Un sorriso e un pizzico di ironia nelle sue parole, sufficienti a far capire in quale clima si stesse discutendo. È bastato poco per averne conferma: il confronto fra i due esponenti di An non ha lesinato toni caldi, più tipici di uno stadio che di una stanza dei bottoni.


Chi è passato all’esterno della sala ha sentito nitidamente strillare, senza poter capire precisamente i contenuti delle affermazioni. Hanno resistito un quarto d’ora più di Dipiazza e Ravidà, gli altri componenti della giunta: Paolo Rovis, Marina Gruden Vlach, Carlo Grilli, Claudio Giacomelli e Michele Lobianco se ne sono andati tutti assieme. Bocche cucite sul faccia a faccia e un paio di ironiche battute, della serie: «Punteremo ancora forte sul commercio, sul sociale...».


Nulla di più. A recitare il ruolo di mediatore è rimasto Giorgio Rossi, assessore all’Educazione, infanzia e giovani. Neanche lui, tuttavia, ha potuto evitare che il «volume della conversazione» si alzasse. «Questa è l’ultima volta che ti parlo!»: è stata solo una delle frasi volate fra i contendenti, decifrata facilmente perché proferita da Bandelli una volta aperta la porta della sala giunta. Nervi a fior di pelle, insomma, dopo le accuse di intromissione nelle sfere di competenza altrui lanciate sabato da Lippi nei confronti del collega. Una posizione che il vicensindaco e assessore allo Sport ha ribadito ieri, come annunciato, al sindaco.


ALL’USCITA
Divertente il quadretto finale dopo un’altra mezzora di uno contro uno (più Rossi naturalmente): all’uscita un Bandelli scuro in volto ha confermato di «non voler rilasciare dichiarazioni», mentre Lippi l’ha buttata sul ridere con un «ci amiamo. Franco mi deve un caffè». E via verso piazza Unità per una rapida tazzina.


Il primo ad andarsene, attorno alle 14, è stato Bandelli, poi Lippi assieme a Giacomelli, che ha scelto la via del «no comment». Il vicesindaco si è concesso una riflessione, andando tutto sommato a gettare acqua sul fuoco: «Tutto rientra nella normale dialettica politica». Ma non si è lasciato scappare l’occasione per una frecciata verso chi, a parole e in seno alla maggioranza in Consiglio comunale, ha deciso di prendere una posizione precisa sulla questione: «Meno male che il consigliere Salvatore Porro (ex di An passato alla Dc per le autonomie, ndr) si è schierato con Bandelli...».


LE DIMISSIONI
Nel pomeriggio, ad aggiungere un nuovo capitolo alla saga, ecco spargersi con insistenza le voci di un presunto incontro fra Bandelli e Dipiazza, durante il quale l’assessore avrebbe minacciato di rassegnare le proprie dimissioni. Un siparietto che, tuttavia, nessuno ha confermato ufficialmente. Il diretto interessato ha ribadito la sua linea: «Non intendo commentare».


LA ROSOLEN
Il mosaico della giornata si completa con la tessera femminile, quella rappresentata da Alessia Rosolen, assessore e consigliere regionale, la donna del «gran rifiuto». Il suo posto fra gli scranni di piazza Oberdan e il suo «no» all’invito dei vertici di An, in primis dell’onorevole Roberto Menia, a lasciarlo a Lippi è al centro di questa vicenda, in cui si intrecciano in parte cariche pubbliche e vita privata. Peraltro, all’epoca, qualora Lippi avesse rilevato Rosolen in Consiglio regionale, sarebbe stato presumibilmente Sergio Dressi ad andare a ricoprire la carica di vicesindaco in Comune. Un nome, quello di Dressi, che in tanti avevano dato inizialmente come scontato nella composizione della giunta Tondo. Ieri, intanto, la Rosolen si è limitata a diffondere una nota generica quanto interlocutoria: «Il fatto che io abbia mantenuto la carica di consigliere regionale pur avendo assunto il ruolo di assessore non implica per nessuna ragione che io possa percepire una doppia indennità. Questa è sempre unica».


IL PDL
La tornata elettorale dello scorso aprile, l’obiettivo Regione sfumato di un soffio per Lippi primo dei non eletti (dopo il forzista Bruno Marini), il ruolo della Rosolen e le ambizioni da prossimo candidato sindaco di Bandelli in vista del 2011. Ma la partita dovrà tenere conto anche degli sviluppi politici che porteranno An a sciogliersi per confluire nel Popolo delle libertà.


Il Pdl locale, fra due mesi, si troverà a dover fare subito i conti con una battaglia interna che difficilmente il confronto di ieri può aver chiuso. D’altronde, Lippi l’aveva anche fatto capire: «Dovesse capitare una nuova intromissione di Bandelli, il sindaco dovrà scegliere fra me o lui. Solo uno dei due potrà restare in giunta». L’impressione è che non sia finita qui.

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