Guerra al Tar per un posto da primario

Medico ligure contesta la nomina del nuovo direttore di Gastroenterologia e chiede all’ospedale 150mila euro di danni
L'ospedale di Cattinara
L'ospedale di Cattinara

Mai qualifica fu tanto calzante. L’hanno fatto commissario straordinario dell’azienda sanitaria e di quella ospedaliera insieme, formalmente per traghettare la sanità triestina oltre il guado della riforma regionale. Ma Nicola Delli Quadri, nella sostanza, commissario lo è anche perché in questo momento, specie a Cattinara, le emergenze sono perpetue, e mica solo nell’operatività quotidiana, tipo i “fuori reparto” in torre chirurgica per “overbooking” della torre medica. L’ultima pratica che scotta è addirittura l’ingaggio, davanti al giudice amministrativo, di una guerra tra dottori per il primariato di Gastroenterologia, con tanto di richiesta di 150mila euro di danni già avanzata all’Azienda ospedaliera da uno dei medici che hanno partecipato alla selezione e non l’hanno vinta.

La nomina del dottor Fabio Monica di Preganziol a direttore, per i prossimi cinque anni, della Struttura complessa di Gastroenterologia - firmata da Delli Quadri a metà febbraio a ratifica di una procedura di selezione maturata a dicembre, in chiusura della Direzione generale di Francesco Cobello - è stata infatti impugnata al Tar dal dottor Massimo Conio di Sanremo, quinto classificato in tale procedura. Conio, esibendo nel ricorso un curriculum (il proprio) da luminare, contesta l’attribuzione dei punteggi fatta dalla Commissione esaminatrice incaricata a fine 2014 dallo stesso Cobello, di cui faceva parte l’allora direttore sanitario Luca Mascaretti, al quale viene contestata nel contempo l’incompatibilità del ruolo rispetto alla sua storia professionale. La prima udienza a porte chiuse, in cui sarà esaminata tra l’altro la richiesta di immediato annullamento della nomina del nuovo primario in attesa di una successiva udienza di merito, è stata calendarizzata per mercoledì 25 marzo.

Il ricorso del dottor Conio - seguito dai legali genovesi Luca Saguato e Luana Marengo e dall’avvocato triestino Alessandra Marin, e depositato giusto in queste ultime ore al Tar, ironia della sorte poco dopo che il dottor Monica è entrato effettivamente in servizio - basa le proprie tesi, come detto, sul curriculum del medesimo ricorrente ma anche e soprattutto sul fatto che i colloqui dei candidati si sono svolti senza, per così dire, testimoni terzi, il che fa sollevare al suo team di difensori obiezioni di trasparenza amministrativa. Partiamo dal background. «Il dottor Conio - si legge nel ricorso - è gastroenterologo di chiara fama nazionale e internazionale». Attualmente «è direttore della Struttura complessa di Gastroenterologia di Sanremo» e vanta esperienze da «dirigente di primo livello» all’«Istituto per la ricerca sul cancro di Genova» e all’«Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano», si è formato all’estero tra «Stati Uniti» e «Gran Bretagna» ed ha vinto nel 2009 il posto di responsabile di Endoscopia digestiva al St. Antoine di Parigi.

Il ricorrente ci mette poi il fatto d’aver inventato «una protesi espansibile per l’ipofaringe», che ha preso il suo nome, «Conio stent», d’aver fatto il «direttore scientifico» di tre corsi della Scuola europea di oncologia del professor Umberto Veronesi, nonché di aver scritto «110 pubblicazioni» a fronte delle «24» del dottor Monica. Tutto questo gli è valso il punteggio più alto per curriculum, poi però vanificato da quello preso al colloquio. Da qui, secondo i legali di Conio, «appare francamente incredibile che al candidato che abbia ottenuto il miglior e siappur sottovalutato punteggio per curriculum sia attribuito il punteggio più basso e pari alla sufficienza minima nel colloquio». «Il colloquio - si legge ancora nel ricorso - non si è svolto in seduta pubblica ed i candidati sono stati riuniti in apposito locale “avendo cura che quelli che hanno già sostenuto il colloquio non possano comunicare con quelli che devono ancora sostenerlo”». Dunque «le ragioni» dei punteggi ai vari candidati «sono insondabili e non verificabili, nulla risultando dal verbale in merito alle risposte». Ma «l’azione amministrativa, in ragione dei principi di trasparenza» e «imparzialità», «deve sempre offrire al privato i mezzi per verificare le ragioni della decisione amministrativa».

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