Guardie mediche, il giudice stanga l'Aas
GORIZIA I medici del Pronto soccorso di Gorizia e di Monfalcone non possono coprire anche il ruolo di guardia medica dei reparti di Medicina. È eccessivo il carico di lavoro che grava sulle loro spalle, rischiano di sguarnire il controllo del loro servizio e sono costretti a lavorare con «ansia».
Il giudice del lavoro del Tribunale di Gorizia, Barbara Gallo, scardina - con una sentenza destinata a incidere parecchio sull’organizzazione del lavoro dei due ospedali isontini (ma il provvedimento costituisce evidentemente giurisprudenza per altri eventuali casi analoghi) - il provvedimento dell’allora Ass Isontina del 24 settembre 2015 con cui ha previsto la sospensione temporanea della guardia medica nelle unità operative di Medicina interna di Gorizia e di Monfalcone.
Provvedimento che, come messo in luce da Gallo, smentisce quanto stabilito dalla stessa giunta regionale nel marzo del 2007: i dirigenti medici di una determinata struttura «non possono essere utilizzati contemporaneamente anche per la copertura di guardie attive interdivisionali e dipartimentali». La sentenza aggiunge inoltre che non possono essere utilizzati come guardia medica in Medicina nemmeno i medici della Terapia intensiva, Cardiologia e Anestesia.
La reazione dell’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca: «Abbiamo sempre messo al primo posto la sicurezza dei cittadini, davanti a qualsiasi altro tipo di interesse, e continueremo a farlo. La Regione prende atto della sentenza e farà tutte le valutazioni tecniche del caso per la parte che le compete, ma rigetta con decisione le basse speculazioni. Dovrebbe essere sempre innanzitutto ricordato, anche da chi ora finge d'indignarsi, che l'applicazione stretta dei parametri e degli standard previsti dalle recenti normative nazionali rischierebbe di penalizzare gli ospedali di rete». Pare di capire che per la sopravvivenza degli ospedali di Gorizia e di Monfalcone è necessario chiudere un occhio sulle norme. Si deve dedurre che la Regione un occhio l’abbia davvero chiuso? Quale colpa ha la provincia di Gorizia per non meritarsi la presenza di un ospedale come si deve, seppur dislocato su due poli? La sentenza del giudice Gallo scaturisce da un ricorso presentato dai sei medici dell’Ass Isontina: Claudia Schember, Elisabetta Beltram, Alessandro Tence, Enzo Hrovatin, Arianna Solidoro e Renato Basile. Severo il dispositivo della sentenza nei confronti dell’Aas Bassa friulana-Isontina: «Per il Pronto soccorso la scelta aziendale avrebbe dovuto essere accompagnata da un incremento significativo del personale medico in turno di guardia attiva notturna, incremento del quale non vi è prova. Bisogna aggiungere che i medici del Pronto soccorso, assieme agli specialisti dei reparti d’urgenza, finiscono per essere contattati di notte dal personale infermieristico della Medicina interna anche per gestire situazioni che non richiederebbero particolari competenze professionali diverse da quelle degli internisti. I medici delle strutture elencate non possono spostarsi dalle stesse per garantire supporto notturno ad altre strutture di cui non fanno parte, perché ciò può essere causa di disservizi e può determinare carichi di lavoro e di responsabilità superiori a quelli gravanti su colleghi di pari livello, generando evidenti situazioni di disparità di trattamento del personale medico appartenente alla medesima azienda».
Sullo sfondo, anzi, al centro di questa vicenda, ci sono gli operatori sanitari. Possiamo riferire dell’eccellenza - mix di competenza, passione, disponibilità - dimostrata anche recentemente dal Pronto soccorso di Monfalcone sommerso sabato pomeriggio da almeno 70 pazienti in attesa. Ma sicuramente lo stesso discorso vale per gli operatori di Gorizia.
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