Grossisti del mercato: «Qui mai effettuati pagamenti in nero»
Non solo assenteismo: l’affaire del mercato ortofrutticolo si è giocato tutto sui cosiddetti affitti temporanei di spazi e magazzini. Per un mese il grossista pagava cash 400 euro. E di questi soldi, secondo il pm Massimo De Bortoli, una parte finiva direttamente in tasca all’ex responsabile, Maurizio Sodani, da cinque giorni in carcere al Coroneo: in questo modo - così ha dichiarato lo stesso indagato agli investigatori - «ho recuperato oltre 2mila 500 euro al mese». E in quattrodici anni di servizio, secondo i primi conteggi dei carabinieri, Sodani ha incassato non meno di 700mila euro. Soldi ovviamente non fatturati.
Così ora nel mirino della Procura finiscono anche i grossisti che, per gli investigatori, non potevano non sapere che quelle centinaia di fatture erano aggiustate, forse fotocopiate e poi corrette con altri importi. Usando lo stesso sistema con cui Calisto Tanzi aveva realizzato con lo scanner le famose obbligazioni Parmalat.
D’altra parte Sodani lo ha fatto chiaramente capire nel corso dell’interrogatorio, quando ha dichiarato che «tutto è ricostruibile, perché non ho buttato via nessun documento». Insomma fatture doppie con gli stessi numeri ma con importi diversi. Una destinata al grossista e l’altra da consegnare al Comune. Ente che non si è mai accorto di nulla.
Chi nega e respinge l’ipotesi di un coinvolgimento nella truffa sono - ovviamente - gli stessi grossisti. «Non temiamo nessun controllo. Non c’è stato nessun pagamento in nero», tuona Massimo Vitale, che come presidente dell’associazione parla a nome di tutti. Ma - di fronte all’evidenza delle dichiarazioni di Sodani - avanza anche un ipotesi. Dice: «Se poi qualcuno (ndr, Sodani) ha cambiato e sostituito le fatture non è colpa nostra». Non si spiega, però, come mai in quattordici anni di servizio (e di fatture) nessuno abbia sospettato qualche irregolarità. In effetti 700 mila euro passati brevi manu non sono certo poco. Eppure le cose sono andate avanti così per lungo tempo.
Ma poi Vitale mette le mani avanti. «Ho già avvisato le mie impiegate di consegnare tutti i documenti agli inquirenti. Voglio ribadire che a noi sono sempre arrivate fatture regolari da parte del Comune con su scritto “pagato”. Anche noi, oltre al Comune, siamo parti lese in questa vicenda. Abbiamo sempre pagato come da tariffa. E ora scopriamo che una parte dei nostri soldi sono finiti nelle tasche dell’ex reponsabile». Ripete lo stesso concetto l’altro storico presidente dei grossisti Renato Guercio: «Abbiamo sempre pagato in Comune. E i documenti sono sempre stati quietanzati».
Ma c’è di più. Sodani si è assunto ogni responsabilità per la faccenda dei soldi. Ma agli investigatori dei carabinieri pare impossibile pensare che tra i collaboratori di Sodani - Linda Sain, Elio Gesù e Claudio Di Toro, consigliere comunale leghista a Muggia, tutti finiti in carcere per assenteismo e poi liberati - nessuno abbia mai minimamente sospettato che nel mercato giravano molti soldi strani. Eppure Sodani nell’interrogatorio ha detto: «Ero io l’agente contabile e mi sono comportato così negli anni». Ma c’è chi comincia a non credergli.
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