Grimalda è al "Grand Hotel", intrighi e amori di inizio '900
C'è anche l'attrice triestina Emanuela Grimalda nel cast di “Grand Hotel”, una delle serie tv di punta della prossima stagione Rai, adattamento di un format spagnolo considerato un po' il “Downton Abbey” iberico. Grimalda interpreterà una donna severa, parecchio diversa dal personaggio che le ha regalato popolarità nazionale, Ave Battiston di “Un medico in famiglia”.
“Grand Hotel”, targato Cattleya (che, oltre a molto ottimo cinema italiano, ha prodotto recentemente anche lo strepitoso successo televisivo di “Gomorra - La serie”) e previsto in onda su Raiuno probabilmente già all'inizio del 2015, è diretto da Luca Ribuoli, già regista di “La squadra” e “Don Matteo”. Le riprese al momento sono ferme per una piccola pausa estiva: riprenderanno tra qualche settimana, in mezzo a un periodo densissimo di impegni per l'attrice triestina: il 29 agosto porterà in scena al Festival della Mente di Sarzana il monologo "Le difettose", il 23 settembre debutterà a Roma nella commedia “Vanya and Sonia and Masha and Spike”. La vedremo presto anche sullo sfondo dei Balcani in guerra negli anni '90 nella miniserie in due puntate “Non chiedere perché” con Beppe Fiorello, tratto dalla storia vera del giornalista Franco Di Mare. Del ritorno di Ave Battiston, invece, ancora non si sa nulla di certo: all'orizzonte potrebbe esserci “Un medico in famiglia 10”, «ma è ancora presto per parlarne», dice l'attrice.
Emanuela Grimalda, ci racconta in anteprima cosa vedremo in "Grand Hotel"?
«È una grande saga ambientata all'inizio del '900 che ruota intorno appunto a un grand hotel di proprietà di una famiglia. Una storia corale, davvero avvincente, con tanti personaggi e sfumature: si va dal giallo all'intrigo famigliare, ci saranno indagini, intrecci amorosi. Un affresco, che parte con l'avvento della luce elettrica: da questo cambiamento epocale si dipanano varie storie, con al centro quella dei due giovani protagonisti innamorati, interpretati da Valentina Bellé ed Eugenio Franceschini».
Chi è invece Rosa, il suo personaggio?
«È il capo del personale femminile, una donna molto dura e severa, legatissima al figlio Angelo, interpretato da Flavio Furno, e che nasconde un segreto. Del resto tutti i personaggi, in questa fiction, non sono quello che appaiono».
Nel cast c'è anche Ugo Dighero, già compagno di set in “Un medico in famiglia”…
«Sì, ma ci sono anche tanti giovani colleghi molto bravi. Per esempio Francesca Agostini, che interpreta la mia antagonista, una ragazza che vuole a tutti i costi mio figlio Angelo, o Andrea Bosca».
A proposito di fiction, chi interpreta nella miniserie "Non chiedere perché" con Beppe Fiorello?
«Sono la presidente dell'associazione umanitara che si occupa di bambini in zone di difficoltà e che aiuta concretamente il protagonista a salvare una bimba portandola dalla Bosnia in Italia, come appunto è accaduto davvero a Franco Di Mare. Un ruolo piccolo, ma che è un po' il "deus ex machina" della vicenda».
Durante le riprese, ha sfiorato le tragiche alluvioni dello scorso maggio in Serbia…
«Abbiamo girato all'aeroporto di Sarajevo, poi dovevamo proseguire a Belgrado ma il set è stato appunto funestato dalla notizia delle inondazioni. L'albergo scelto come location, a Belgrado, è stato messo a disposizione per dare ospitalità ai rifugiati».
Il 29 agosto sarà in scena a Sarzana con "Le difettose", un monologo che parla di desiderio di maternità, sterilità, fecondazione assistita…
«Interpreterò sette diversi personaggi, cinque donne e due uomini. La regia è di Serena Sinigaglia, saremo poi in tour dal 2015. La storia, tratta dal romanzo autobiografico di Eleonora Mazzoni, è quella di una donna che cerca di avere un bambino nel percorso della maternità assistita. Mi interessava però partire da lì per parlare in senso più ampio della maternità nel nostro tempo, legata al modo in cui sono cambiate le donne, la società e anche la scienza, che oggi apre nuove frontiere».
Cosa l'ha appassionata in un tema tanto cruciale della nostra contemporaneità?
«Il fatto che investe il concetto di tempo: nella nostra società abbiamo spostato tutto in avanti, soprattutto alcune scelte, ma in realtà l'età fertile è rimasta la stessa. Il titolo è bellissimo: parla di cosa significhi sentirsi "in difetto" oggi, non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Per me è stata la scoperta di un mondo. Ho voglia di parlarne: tutte le donne prima o poi si mettono in relazione con la maternità, anche scegliendo di non avere figli. È sempre un parametro ineluttabile».
Anche l'autunno per lei si aprirà sul palcoscenico…
«Dal 23 settembre sarò al Teatro Sala Umberto di Roma nella commedia americana di Christopher Durang "Vanya and Sonia and Masha and Spike", ancora inedita in Italia, con la regia di Patrick Rossi Gastaldi. È la storia di una diva, interpretata da Chiara Noschese, che va a trovare la sorella, il mio personaggio, e il fratello che invece sono rimasti a casa. Negli Stati Uniti l'ha portata in scena con grande successo Sigourney Weaver».
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